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Le elezioni presidenziali 2020 in Costa d’Avorio e la questione dei limiti di mandato in Africa

[IT] Il 31 ottobre 2020 i cittadini della Costa d’Avorio si sono recati alle urne per la terza volta consecutiva, dopo che la guerra civile scoppiata nel 2002 a causa dell’inasprirsi delle tensioni etniche tra il sud e il nord del paese causò la sospensione del calendario elettorale tra il 2000 e il 2010. Il Presidente in carica Alassane Ouattara è stato confermato con il 94% dei voti e un’affluenza pari al 54%. Una vittoria schiacciante riportata contro tre avversari: Henri Konan Bédié del Partito Democratico della Costa d’Avorio (PDCI) – già presidente dal 1993 al 1999, quando fu deposto da un colpo di stato militare – Pascal Affi N’Guessan del Fronte Popolare Ivoriano (FPI) fondato da Laurent Gbagbo – anche quest’ultimo presidente dal 2000 al 2010 e oggi ancora in stato di semi-libertà a Bruxelles dopo essere stato processato e assolto dalla Corte penale internazionale per i crimini commessi durante la guerra civile – e Kouadio Konan Bertin, candidato indipendente e “dissidente” del PDCI di Bédié.

Costruire la nazione, costruire la democrazia: il ruolo della tolleranza politica in India

[IT] L’India è considerata la più grande democrazia al mondo, una nazione multietnica benché frammentata. Quanto si tratta di teorie della democrazia e della nazione (nationhood), però, l’India rimane un rompicapo. Da Winston Churchill – che una volta affermò l’idea secondo cui “l’India è solo un’espressione geografica” – al sociologo politico Barringston Moore Jr. – che all’inizio degli anni Sessanta espresse apertamente dubbi sulle prospettive democratiche di un’India afflitta dalla povertà – molti osservatori occidentali hanno mantenuto una posizione per lo più pessimista sulla capacità dell’India di mantenere lo status di nazione unita e multietnica o di continuare a svilupparsi come una democrazia liberale e ben funzionante.

La nuova legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong: il diritto che schiaccia la politica

[IT] L’epoca in cui la Cina era la ‘fabbrica del mondo’ e Hong Kong il suo porto aperto è, con ogni evidenza, ormai conclusa. Lo dimostra anche l’ultimo Plenum del XIX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), in cui, oltre a riconfermare il ruolo egemone di Xi Jinping, si è insistito come mai prima sul tema dell’autonomia dello sviluppo cinese, dando la priorità ai consumi interni, a un avanzamento tecnologico indipendente e alla sovranità energetica. In questo nuovo quadro, il polo logistico-finanziario di Hong Kong è divenuto accessorio, se non persino pericoloso agli occhi di Pechino, visti i ferri corti fra Cina e Stati Uniti.

Il regime di Lukashenko tra incognite e repressione politica

[IT] In una Bielorussia profondamente lacerata dalla situazione economica, sanitaria e sociale, le elezioni presidenziali del 9 agosto 2020 hanno riconfermato l’incumbent Lukashenko, “l’ultimo dittatore d’Europa” con oltre l’80% dei voti. La campagna elettorale è stata costellata da una serie di misure restrittive e repressive senza precedenti e, a quasi quattro mesi dai risultati elettorali, le azioni di protesta nelle strade e nelle piazze bielorusse continuano a suscitare la preoccupazione dell’Unione europea e della Russia di Putin, seppur con motivazioni diverse.

Dove osano le aquile. Ascesa e declino della promozione americana della democrazia nel post-Guerra fredda

[IT] L’idea che l’ordine internazionale a guida americana sia in crisi per via di una redistribuzione del potere favorevole ad alcune potenze revisioniste appare sempre più consolidata. È alla luce di questa transizione di potere che nel 2017 l’Amministrazione Trump ha pubblicato una National Security Strategy in cui prometteva di preservare la pace – si legga, l’ordine internazionale – attraverso la riaffermazione della “forza” americana.

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