Gelsomini e fiori di loto: la Cina in Egitto e in Tunisia

Mentre la primavera araba continua ad agitare le piazze in Nord Africa e nel Medio Oriente, e l’Europa e gli Stati Uniti cercano di trovare una via d’uscita dalla guerra in Libia, la Cina attiva nell’area la sua diplomazia economica. Ad aprile, facendo seguito a una visita in marzo del viceministro degli esteri Zhai Jun, una delegazione cinese di 40 persone, guidata dal viceministro per il commercio Fu Ziying e composta da uomini d’affari e banchieri, ha visitato l’Egitto e la Tunisia, incontrando i rappresentanti dei due governi, impegnati in una difficile transizione democratica.

Al Cairo la delegazione cinese ha firmato un accordo di cooperazione tecnica ed economica che prevede la fornitura all’Egitto di aiuti per 60 milioni di yuan (circa 6,24 milioni di euro) e un milione di dollari per il rimpatrio dei cittadini egiziani dalla Libia. La Banca Cinese per lo Sviluppo, che gestisce un programma di un miliardo di dollari per lo sviluppo delle piccole e medie imprese africane, ha siglato un Memorandum of Understanding con la Commercial International Banking egiziana e con CI Capital Holding.

L’Egitto è il quinto partner commerciale cinese in Africa (con un volume di interscambio pari a quasi sette miliardi di dollari nel 2010), mentre gli investimenti cinesi accumulati nel paese ammontano a 335 milioni di dollari. In Egitto operano 1.100 aziende cinesi registrate. Il governo egiziano ha evidenziato come sia riuscito a stabilizzare la situazione politica, e come sia impegnato a garantire la sicurezza degli investimenti. La fine di Mubarak potrebbe portare a un allentamento dei legami di alleanza con gli Stati Uniti e aprire quindi nuovi spazi all’influenza cinese.

A Tunisi il viceministro cinese ha incontrato i ministri degli esteri, delle finanze, e del turismo e del commercio, assicurando il sostegno di Pechino allo sviluppo economico tunisino e promettendo di incoraggiare le aziende cinesi a investire nel paese mediterraneo, soprattutto nel settore delle piccole e medie imprese e nelle aree rurali, ma anche nel campo delle infrastrutture. E’ stato sottoscritto un accordo di cooperazione tecnica ed economica, che prevede la concessione di aiuti a fondo perduto per 40 milioni di yuan (circa 4,16 milioni di euro) per progetti da identificare di comune accordo, e l’erogazione di fondi per gestire l’emergenza umanitaria al confine con la Libia.

La Cina offre sostegno finanziario all’interno della cornice istituzionale prevista dalla più ampia partnership sino-africana in cambio di un maggiore accesso per gli investitori cinesi in Tunisia. Il viceministro Fu Ziying ha sottolineato la vicinanza strategica della Tunisia all’Europa (è in programma anche una zona industriale di libero scambio per produrre apparecchiature elettriche destinate ai mercati europei) e l’importanza del turismo per l’economia tunisina (sarà costruito un complesso turistico cinese a sei stelle). Sorvolando sulla discontinuità con il passato regime di Ben Ali, il ministro degli esteri tunisino ha sottolineato la lunga e ininterrotta amicizia con Pechino (47 anni di relazioni diplomatiche). Da parte sua, il viceministro cinese ha dichiarato che il suo governo rispetta la volontà del popolo tunisino e sostiene il processo di transizione.

La delegazione cinese è stata anche accolta dall’Unione tunisina dell’industria, del commercio e dell’artigianato, il cui presidente ha affermato che la Tunisia spera di diventare una piattaforma per produrre merci cinesi destinati ai mercati mondiali. La Cina è già oggi il quarto fornitore della Tunisia, per un volume totale di transazioni commerciali bilaterali di 1,4 miliardi di dollari, mentre sono attive sei joint-ventures.

Le visite al Cairo e a Tunisi si inquadrano nelle linee generali della politica estera cinese verso l’Africa (nel quadro del Forum on China-Africa Cooperation – Focac, lanciato nel 2000) e verso i paesi della Lega araba. Con questi ultimi, è attivo il China-Arab States Cooperation Forum (Cascf, istituito nel 2004), che nel maggio 2011 – con la dichiarazione di Tianjin – ha registrato un salto di qualità, allargando la cooperazione a nuovi settori. Riuscirà la presenza cinese a portare sviluppo in Nord Africa, laddove sono miseramente falliti il processo di Barcellona dell’Ue e l’Unione per il Mediterraneo lanciata da Sarkozy? Dopo la fioritura dei gelsomini, i tunisini e gli egiziani attendono di vedere sbocciare i fiori di loto.

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