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Percorsi di violenza: il caso delle lavoratrici domestiche etiopi in Medio Oriente

[IT] Se chiedete ad una ragazza etiope per quale motivo vuole emigrare e lavorare in Medio Oriente, la risposta più comune è: “per migliorare la mia vita e quella dei miei famigliari”. Con una popolazione di quasi 120 milioni di persone, il 40% delle quali ha meno di 35 anni, l’Etiopia è la seconda nazione più popolosa del continente africano. Il locale Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali stima che nel 2019 fossero circa 11 milioni i giovani in cerca di lavoro. Un numero che continuerà a crescere nei prossimi anni con l’aumento della popolazione e dei tassi di iscrizione scolastica.

Genere, agency e strutture di violenza: prospettive femministe sulla militarizzazione del sesso in Siria

[IT] Gli schemi di violenza sessuale perpetrata nei contesti di detenzione in Siria da parte dell’apparato di sicurezza governativo, o di altri gruppi armati, mostrano come le vittime di tale violenza sistematica siano tanto uomini quanto donne, cisgender e transgender, secondo criteri differenziati e affini. Nonostante l’attenzione internazionale di ricerca e di policy sulla violenza sessuale nei contesti di conflitto abbia attestato la rilevanza del genere nelle pratiche violente prima classificate sotto la voce più comprensiva di “tortura”, alcune analisi tendono a circoscrivere la violenza sessuale in rappresentazioni rigide dei conflitti.

Contrastare l’estremismo violento in Kosovo: politiche e pratiche gender blind o gender sensitive?

[IT] Il Kosovo, tra il 2012 e il 2019, ha rimpatriato 242 cittadini su un totale di 355 soggetti che hanno viaggiato verso la Siria e l’Iraq per unirsi allo Stato Islamico (ISIS). Proprio dal 2019 ha attivato in modo più regolare un processo di contrasto all’estremismo violento (countering violent extremism, CVE) che prevede un programma di de-radicalizzazione e reinserimento per le persone rimpatriate da aree di conflitto quali Siria e Iraq. In generale, le pratiche di CVE sono definite come un insieme di attività non coercitive e volontarie, attuate attraverso progetti sia governativi che della società civile, con l’obiettivo di scoraggiare ideologie estremiste nei soggetti coinvolti e a fornire loro opportunità di inclusione sociale.

Peacebuilding e combattenti donne: ripensare il coinvolgimento femminile nel conflitto

[IT] Il ventesimo anniversario della Risoluzione 1325 su donne, pace e sicurezza, adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel 2000, ha rinnovato il dibattito e la riflessione di governi, politici, professionisti e accademici sul ruolo delle donne nei conflitti, nella prevenzione degli stessi e nelle loro conseguenze. Ciononostante, i progressi fatti sull’inclusione delle donne nei processi di pace – come in Afghanistan – e di ricostruzione post-conflitto sono stati e sono tuttora lenti e insufficienti: nel migliore dei casi il cambiamento, più fondamentale, in termini di relazioni di genere nelle società post-conflitto (anche durante la pandemia) è stato solo incrementale; nel peggiore dei casi è in regresso. Allo stesso tempo, alcuni sforzi di ricostruzione post-conflitto – come i programmi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione (Disarmament, Demobilisation and Reintegration – DDR) o i processi di restituzione delle terre – rafforzano le diseguaglianze esistenti o addirittura ne creano di nuove.

Non abbastanza soldati, non abbastanza civili: la continua sotto-rappresentanza delle donne nei programmi di DDR

[IT] Nonostante le donne partecipino, da sempre e a vario titolo, a conflitti armati in tutto il mondo, esse tendono a scomparire dai radar durante il periodo di transizione tra guerra e pace. Ciò è particolarmente vero per le donne soldato. Le ex-combattenti non si siedono ai tavoli di pace a cui al massimo sono invitate solo le rappresentanti di organizzazioni di donne più convenzionali che ci si aspetta parlino a nome di tutte le donne e le ragazze. Le ex-combattenti non sono attivamente incoraggiate a partecipare ai programmi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione (Disarmament, Demobilisation and Reintegration – DDR), e tanto meno incluse nella loro pianificazione. Mentre i comandanti uomini fanno pressioni per includere i loro uomini e ragazzi, le donne e le ragazze devono cavarsela da sole.

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