[IT] Due eventi degni di nota negli ultimi mesi sembrano indicare che il governo cinese sta assecondando una deriva di tipo repressivo che mette a rischio i diritti fondamentali dei cinesi.
[IT] “Per molti funzionari cinesi l’Europa rappresenta ormai solamente un gruppo di nazioni in declino, i cui cittadini dovrebbero mettersi a lavorare di più.” Jonathan Holslag, direttore della ricerca del Brussels Institute of Contemporary China Studies, appariva molto pessimista alla vigilia del China-EU Summit, il vertice che si sarebbe dovuto tenere a Tianjin il 25 ottobre scorso.
[IT] Uno degli aspetti più spinosi e complessi delle riforme nella Cina contemporanea riguarda la questione del sistema di registrazione famigliare, il cosiddetto hukou (户口). Nato alla metà degli anni Cinquanta come strumento di controllo della popolazione, questo meccanismo ancora oggi vincola la popolazione cinese al proprio luogo d’origine, distinguendo tra una forma di cittadinanza “agricola” (农业户口, nongye hukou) e “non agricola” (非农业户口, fei nongye hukou).
[IT] L’interpretazione della Legge sul matrimonio fornita di recente dalla Corte suprema del Popolo ha provocato in Cina un acceso dibattito. La Corte ha infatti deciso che in caso di divorzio, contrariamente a quanto stabilito e attuato in precedenza, la casa rimane a chi ne possiede formalmente il titolo di proprietà, mentre l’altro coniuge riceve una compensazione nel caso abbia contribuito parzialmente alla sua acquisizione.
[IT] Il risvolto in terza di copertina del libro che segnaliamo questo mese ci informa che “Mario Filippo Pini è stato l’unico membro della carriera diplomatica a essere entrato alla Farnesina a seguito di un concorso che includeva anche un esame scritto di cinese. Ha prestato servizio in Cina quattro volte, per un totale di 16 anni, ed è stato ambasciatore in Bangladesh”.