[LA RECENSIONE] Miracolo cinese. I trent’anni che hanno cambiato il mondo

Wu Xiaobo Miracolo cinese. I trent’anni che hanno cambiato il mondo Francesco Brioschi Editore, Milano 2010

 

Sapevate che Zhang Ruimin, il fondatore del gruppo Haier, leader nel settore degli elettrodomestici, “una volta, con grande sgomento degli operai, distrusse personalmente 76 frigoriferi al di sotto degli standard di qualità”? E sapevate che l’ingegnere Liu Chuanzhi, prima di fondare il colosso dell’elettronica Lenovo, vendeva orologi, sandali, frigoriferi e tute da ginnastica? Questi e altri aneddoti sono narrati da Wu Xiaobo, giornalista economico dell’Oriental Morning Post, in questo libro sul trentennio 1978-2008, durante il quale la Cina è diventata quel colosso economico che tutti ormai conosciamo.

Con una prosa semplice e chiara, l’autore mescola sapientemente i proclami del partito, le frasi storiche di Deng Xiaoping, le politiche di Zhu Rongji e di altri esponenti del governo con le storie personali dei contadini, dei lavoratori e dei nascenti imprenditori, la cui straordinaria vitalità è alla base del successo economico cinese. Emerge così come molte politiche ufficiali del governo non solo abbiano prodotto risultati diversi da quelli originariamente voluti, ma anche come spesso esse abbiano preso spunto da iniziative “spontanee” di singoli gruppi di individui, decisi a costruire qualcosa di nuovo sulle macerie della Rivoluzione Culturale.

Il libro è corredato da un ricco apparato iconografico in bianco e nero, che ritrae la Cina di tutti i giorni e a tratti emoziona: come restare indifferenti alla vista del documento del 24 novembre 1978 con cui un gruppo di contadini della provincia dell’Anhui si impegnava a coltivare la terra secondo il modello virtuoso che in seguito sarà diffuso al resto del paese attraverso il “contratto di responsabilità familiare”?

Trent’anni dopo, l’autore si chiede: “Siamo stati psicologicamente al passo con questo processo molto complesso e confuso? Abbiamo elaborato un’adeguata preparazione etica per affrontare la prosperità economica? Finiremo per cadere nell’autocompiacimento?” (p. 211). Non sorprende l’assenza nel testo del racconto dei risvolti politico-economici dei fatti di Tienanmen: si parla genericamente di “ondata di opposizione che aspettava soltanto di trovare sfogo” a chiusura del capitolo che tratta dell’inflazione del 1988. Forse per rispondere alle domande sul futuro (“Ci muoviamo verso un domani imperscrutabile”), sarebbe utile potere liberamente parlare del passato, compito altrimenti assolto egregiamente da Miracolo Cinese.

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