[Yìdàlì 意大利] Film con doppio passaporto

Cinema italiano e cinema cinese sono da oggi più vicini, con il “Progetto Cina” avviato da Anica – l’Associazione nazionale per l’industria cinematografica audiovisiva e multimediale – che porterà nei prossimi tre anni alla co-produzione di film dalla doppia nazionalità. Quella cinese, ha spiegato Riccardo Tozzi, presidente di Anica, è una sfida “eccitante” e “sostenuta con vera attenzione e spirito collaborativo delle maggiori istituzioni cinesi.” L’accordo firmato tra le due parti rappresenta un’opportunità per entrambi i Paesi. “Gli accordi di questo tipo sono fondamentali – spiega Tozzi – perché permettono ai film che vengono prodotti di avere la nazionalità di entrambi i paesi con un riflesso economico diretto, permettendo altresì di aggirare le quote di film stranieri importabili in Cina”, quasi interamente appannaggio delle produzioni hollywoodiane. Il “Progetto Cina” è stato presentato all’Ambasciata italiana in Cina dal presidente dell’Anica, assieme alla dirigente per la produzione, distribuzione, esercizio e industrie tecniche del Ministero dei Beni culturali, Mariella Troccoli, alla project manager di Anica, Rossella Mercurio, e al coordinatore del progetto, Giorgio Gosetti.

Riccardo Tozzi ha poi spiegato i vantaggi del nuovo accordo. “L’idea qualificante di questo lavoro – spiega il presidente di Anica – sta nel modello coordinato con cui finalmente il nostro cinema si propone a un mercato grande e attento alle novità come quello cinese di oggi”. Tra gli obiettivi del progetto triennale, continua Tozzi, ci sono l’attrazione di produzioni cinesi in Italia, la promozione e la diffusione del cinema italiano in Cina e lo sviluppo delle attività di co-produzione e co-investimento tra le due industrie cinematografiche.

Anche se le questioni tecniche e legali sono state risolte, la collaborazione tra Italia e Cina è ancora a un livello embrionale, ammette il presidente di Anica. “Con questo contratto – prevede Tozzi – ci aspettiamo nei prossimi dodici mesi di vedere almeno tre o quattro troupe cinesi girare film in Italia”. Inevitabili le differenze nell’approccio al cinema tra italiani e cinesi. “Per natura siamo molto flessibili e inventivi”, spiega il presidente di Anica. “Dobbiamo avere la massima disponibilità a trovare un linguaggio compatibile nei due paesi sia per le storie, che per lo stile e il modo di trattare i personaggi”.

Uno dei nodi centrali per la riuscita dell’iniziativa era quello di trovare una formula che soddisfacesse le esigenze di controllo sui contenuti da parte delle autorità cinesi senza tarpare le ali alla creatività dei registi. In base all’accordo, i produttori del film si sottoporranno a una forma di controllo preventivo proponendo “una sceneggiatura che andrà approvata da entrambe le parti”, spiega Tozzi. “Una volta che la co-produzione è approvata non dovranno esserci variazioni sostanziali”. Tra i vantaggi dell’accordo, si legge in una nota, ci sono “agevolazioni fiscali e pratiche per girare in Italia, possibili location e partner per girare film in Cina, investimenti produttivi e formativi reciproci, ‘pacchetti’ di storia del cinema italiano da proporre per la distribuzione in sala e lo sfruttamento sulle moderne piattaforme per la rete e la telefonia mobile”. Tra gli esempi di differenti sensibilità dei due paesi – spiega il direttore del desk permanente di Anica in Cina Andrea Cicini – ci sono “alcune scene, come gli scontri d’auto o quelle in cui è presente la droga o che riguardano la sfera sessuale” che sono soggette a controlli più restrittivi che in Italia.

Uno dei temi centrali di questa iniziativa è la promozione dell’Italia presso il pubblico cinese. Secondo Tozzi, per riuscirci è importante “uscire dalla rassegna del cinema d’autore perché spesso sono i film popolari che mostrano meglio gli stili di vita”. Le trame delle prime collaborazioni sembrano andare in questa direzione: “Per ora si tratta di episodi sporadici, come un film in Sardegna su un viaggio di nozze tra due cinesi, o la nuova versione di ‘Vacanze romane’, che però sono il segno di un grande interesse. Tutti i produttori che abbiamo incontrato – continua Tozzi – hanno una fortissima simpatia e un’alta considerazione dell’Italia.” Ma c’è forse anche un motivo in più, secondo Anica, che potrebbe essere una chiave di volta per il successo dell’iniziativa. “Uno dei motori di interesse da parte della Cina – spiega Tozzi – è quello di fare familiarizzare il pubblico con l’estero, senza lasciare che questo processo diventi americanizzazione, da qui la ricerca di interlocutori alternativi, tra cui il mondo europeo, e in particolare noto un certo interesse per l’Italia”.

La Cina è l’unico Paese su cui Anica abbia investito aprendo un desk permanente diretto da Andrea Cicini, che il 24 giugno scorso ha presentato assieme ai vertici di Anica e a Mariella Troccoli la proposta delle procedure attuative dell’accordo al Film bureau cinese. Il Desk Cina è la parte finale di un percorso che ha come scopo – spiega Cicini ad Agi China 24 – quello di “evitare problematiche in fase di post-produzione che impedirebbero ai film di essere italiani o cinesi e di essere quindi trasmessi nelle sale”. Cicini ricorda infine l’importanza del task credit per la produzione, che è “il motorino di avviamento di questa iniziativa. Il fatto che anche in Italia sia stato introdotto un task credit per la produzione è stato importantissimo. La delocalizzazione nasce anche da questo. Lo abbiamo chiesto noi – conclude Cicini – anche rinunciando alle forme di finanziamento diretto, perché lo consideriamo funzionale al compito di internazionalizzazione che ci eravamo prefissati”.

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