Le relazioni tra Viet Nam e Stati Uniti e l’“Agente arancio”: la politica dell’asimmetria

Durante la guerra del Viet Nam, gli Stati Uniti (USA) irrorarono su vaste aree del Paese indocinese circa quarantacinque milioni di litri di “Agente arancio”[1], nel tentativo di ottenere una posizione di vantaggio tattico sulle forze nordvietnamite. Questo portò milioni di vietnamiti e migliaia di veterani americani del conflitto a patire gli effetti negativi della diossina sulla salute, tra cui malattie croniche e malformazioni congenite. L’asimmetria di potere, influenza e risorse tra i vietnamiti e gli statunitensi coinvolti nella questione ha reso il problema particolarmente spinoso.

Pur avendo perso la guerra, gli USA, in quanto grande potenza, esercitavano un’influenza significativa sulle relazioni internazionali, che aveva consentito loro di perpetuare il conflitto con il Viet Nam appena unificato con mezzi non militari[2]. Washington continuò a praticare l’embargo nei confronti di Hanoi e interrompette gli aiuti accordati al Paese dalle istituzioni finanziarie occidentali (Fondo monetario internazionale e Banca mondiale) e da diversi stati, ostacolandone la ricostruzione postbellica e lo sviluppo economico.

Nel 1978, gli USA stabilirono sei condizioni per la normalizzazione delle relazioni bilaterali, due delle quali prevedevano che il Viet Nam rinunciasse a chiedere risarcimenti e a sollevare la questione dell’Agente arancio[3]. Malgrado l’acquiescenza di Hanoi, Washington abbandonò infine i negoziati, da una parte, a causa degli stretti legami del Viet Nam con l’Unione Sovietica e, dall’altra, a seguito dell’intervento militare in Cambogia[4].

Nel 1991, l’amministrazione di George H.W. Bush propose una tabella di marcia per la normalizzazione delle relazioni che aveva come precondizione la piena cooperazione vietnamita sulla questione dei prigionieri di guerra statunitensi ufficialmente dispersi in azione (in gergo militare, Prisoners of War/Missing in Action, POW/MIA)[5]. Il Viet Nam accettò questa condizione a titolo di gesto umanitario, nella speranza di rompere il suo isolamento internazionale pilotato dagli USA.

Nonostante la collaborazione del Viet Nam, gli USA si rifiutarono di affrontare la questione dell’Agente arancio. Secondo l’ex ambasciatore vietnamita a Washington Le Van Bang, dal 1984 al 1995 le relazioni tra i due Paesi erano così tese che non potevano affrontare altro argomento che quello dei prigionieri di guerra e dei MIA[6]. In quel periodo, il Viet Nam non disponeva di risorse e capacità sufficienti per approfondire la questione e si rese conto che sollevare un argomento tanto delicato avrebbe ostacolato la normalizzazione dei rapporti con gli USA[7].

Ma anche dopo la ripresa delle relazioni diplomatiche nel 1995, le discussioni sull’Agente arancio sono rimaste limitate: Washington non voleva assumersi alcuna responsabilità e temeva che Hanoi usasse la questione per ottenere risarcimenti[8]. Il governo statunitense insisteva sull’assenza di un nesso di causalità tra la diossina e le malformazioni congenite[9], mentre i funzionari del Pentagono ritenevano che l’ammissione di responsabilità avrebbe creato un precedente per altri Paesi, i quali avrebbero potuto richiedere risarcimenti per le attività belliche statunitensi[10]. Inoltre, i funzionari vietnamiti adottarono un atteggiamento prudente sulla questione, per evitare di compromettere la stipula di un accordo commerciale bilaterale che doveva fare da apripista per l’ingresso del Viet Nam nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)[11].

Le relazioni tra Viet Nam e Stati Uniti

All’inizio degli anni Duemila, molti vietnamiti erano frustrati dall’indifferenza degli USA rispetto alla questione dell’Agente arancio. Di conseguenza, nel 2004, un gruppo di medici, scienziati e ufficiali dell’esercito vietnamita in pensione fondò l’“Associazione vietnamita per le vittime dell’Agente arancio” (Vietnam Association for Victims of Agent Orange, VAVA) con l’obiettivo di lottare per i diritti e gli interessi legittimi delle persone colpite dal defogliante. Nello stesso anno, l’associazione intentò una causa collettiva contro le aziende chimiche che producevano questa miscela di sostanze nocive, dal momento che il governo americano godeva dell’immunità sovrana e non poteva essere citato in giudizio senza il suo consenso. Il caso è stato soprannominato dai media vietnamiti con lo slogan con kiến mà kiện củ khoai (“la formica che fa causa alla patata”), per illustrare lo squilibrio di potere tra i querelanti vietnamiti e le potenti aziende americane[12].

La causa fu presentata al giudice Jack Weinstein della corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto orientale di New York, lo stesso giudice che nel 1979 aveva presieduto una causa simile intentata da veterani di guerra americani. Nel caso del 1979, Weinstein mediò un accordo da centottanta milioni di dollari tra le aziende chimiche americane e i querelanti[13]. Al contrario, in merito alla causa del 2004 intentata dai vietnamiti, Weinstein si schierò dalla parte dei produttori dell’Agente arancio, concludendo che gli imputati non avevano violato né la legislazione degli Stati Uniti né il diritto internazionale[14]. I successivi ricorsi dei cittadini vietnamiti non furono accolti.

Per decenni gli USA, grazie alla loro sproporzionata capacità di pressione internazionale e al loro apparato legale, hanno potuto chiudere un occhio sui danni causati dall’Agente arancio in Viet Nam. Ciononostante, a metà degli anni Duemila hanno cominciato a registrarsi dei progressi in merito alla questione. Nel 2006, i due Paesi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui Washington riconosceva ufficialmente l’importanza di fornire assistenza al Viet Nam nella decontaminazione dalla diossina nei siti di stoccaggio dismessi[15]. Da allora, gli USA hanno fornito al Viet Nam aiuti per quattrocentosessanta milioni di dollari legati al defogliante, dei quali centoquaranta milioni destinati all’assistenza ai disabili e trecentoventi milioni alla bonifica dell’ambiente nei siti più esposti alla diossina. Inoltre, la gestione dei danni causati dall’agente è diventata un aspetto fondamentale della cooperazione tra Viet Nam e Stati Uniti nel settore della difesa.

Due fattori principali hanno attenuato l’asimmetria esistente nelle relazioni tra i due Paesi in questo ambito, rendendo possibili tali progressi. Il primo fattore consiste nel fatto che diverse figure chiave hanno giocato un ruolo cruciale nello sbloccare l’assistenza statunitense al Viet Nam destinata a sopperire alla risoluzione delle conseguenze negative dell’Agente arancio. Tutto è iniziato con un rapporto del 2000 pubblicato da un gruppo di scienziati canadesi e vietnamiti, nel quale si sosteneva che la maggior parte della diossina presente nell’ambiente si era dissipata e che i rischi erano limitati alle sole ex basi statunitensi che furono utilizzate come siti di stoccaggio[16]. Nel 2006 fu pubblicato un rapporto di monitoraggio che identificava tre principali hotspot di diossina nelle ex basi aeree statunitensi di Phù Cát, Đà Nẵng e Biên Hòa[17]. In tal modo sono state gettate le basi per le trattative tra USA e Viet Nam sulla rimozione della diossina.

Successivamente, il senatore statunitense Patrick J. Leahy utilizzò le prove dello studio sugli hotspot per chiedere il coinvolgimento del governo nella bonifica ambientale e nell’assistenza alle vittime dell’Agente arancio. Nel 2007, Leahy e il suo consigliere per la politica estera, Tim Reiser, ottennero dal Congresso uno stanziamento di tre milioni di dollari per gli interventi di bonifica in Viet Nam[18]. Un decennio dopo, entrambi indussero il Dipartimento della Difesa a contribuire con fondi per la rimozione della diossina dalla base aerea di Biên Hòa, l’ex sito militare con la più alta concentrazione di tale sostanza[19].

Anche la Ford Foundation, un ente filantropico privato statunitense, ha giocato un ruolo importante, finanziando nel 2006 uno studio sulle zone a rischio e contribuendo a istituire nel 2007 il “Gruppo di dialogo USA-Viet Nam sull’Agente arancio/diossina”[20]. Charles R. Bailey, l’allora rappresentante della Fondazione in Viet Nam, lavorò a stretto contatto con i funzionari e i colleghi vietnamiti e statunitensi e con il Gruppo di dialogo per garantire il continuo avanzamento dei lavori[21]. Nel corso del successivo decennio, Bailey e Reiser avrebbero lavorato insieme per ritoccare progressivamente il linguaggio delle proposte di legge del Congresso statunitense, affinché l’assistenza raggiungesse coloro che allora si pensava fossero le più probabili vittime dell’Agente arancio[22].

Il secondo fattore è che il potere contrattuale del Viet Nam è aumentato. Alla fine degli anni Duemila, raggiunti gli obiettivi della normalizzazione e dell’ingresso nella OMC, il Paese asiatico ha acquisito maggiore fiducia nel sollecitare gli USA ad affrontare le questioni legate all’eredità della guerra[23]. Inoltre, gli USA attribuiscono al Viet Nam un valore sempre maggiore come partner cruciale dell’Indo-Pacifico, il che ha spinto Washington a rafforzare i legami con Hanoi. I leader vietnamiti approfittano di questa opportunità e segnalano che la cooperazione in materia di questioni legate ai lasciti della guerra, compreso l’alleviamento dell’impatto dell’Agente arancio, possa contribuire a rafforzare la fiducia del Viet Nam nelle relazioni con gli USA[24]. In risposta, questi ultimi hanno manifestato interesse e impegno nell’affrontare le questioni legate all’eredità della guerra in Indocina.

Lo status quo è, senza dubbio, ancora a favore degli USA. Sono infatti essi a stabilire quanto denaro possono permettersi per fornire aiuti al Viet Nam attraverso le leggi annuali di stanziamento adottate dal Congresso. Per l’anno fiscale 2023, il Congresso ha stanziato trenta milioni di dollari[25], una cifra irrisoria rispetto ai miliardi di dollari che il governo americano spende ogni anno per risarcire i veterani americani colpiti dall’Agente arancio[26]. Per di più, la portata degli aiuti è stata limitata a otto province considerate prioritarie e alle vittime con disabilità congenite, escludendo le vittime che risiedono in altre province e/o che soffrono di malattie croniche.

Inoltre, gli USA sono stati in grado di dare un’immagine positiva del loro impegno per mitigare gli effetti del defogliante chimico in Viet Nam. I funzionari statunitensi qualificano il proprio contributo all’assistenza delle persone con disabilità come un aiuto che è fornito “a prescindere dalla causa” della loro rispettiva condizione, piuttosto che come un risarcimento o un indennizzo[27]. Questo approccio di assistenza umanitaria non comporta alcuna ammissione di responsabilità da parte degli USA, malgrado sia i funzionari vietnamiti sia quelli statunitensi siano consapevoli che la natura di questi aiuti è quella di riparare un atto illegale. In sintesi, questo approccio consente a Washington di minimizzare i costi finanziari e politici della gestione di questa eredità bellica, ma lascia indietro molti vietnamiti che ne sono stati colpiti.

Nel frattempo, le aziende chimiche continuano a rifiutarsi sia di riconoscere la loro responsabilità nella tragedia provocata dell’Agente arancio sia di aiutare le vittime vietnamite. Una di queste, la Monsanto, oggi opera addirittura in Viet Nam. In base alle regole della OMC, il Viet Nam è tenuto ad autorizzare l’ingresso dell’azienda multinazionale nel Paese, e impedire la sua presenza mediante leggi nazionali in materia di ambiente verrebbe interpretato come una “barriera commerciale sleale”[28].

Nel 2014 Tran To Nga, un’ottantenne donna franco-vietnamita, intentò una causa contro la Monsanto e altri produttori dell’Agente arancio per aver danneggiato l’ambiente e la popolazione del Viet Nam. Il caso è stato sottoposto a un tribunale francese, che nel 2021 ha dichiarato di non avere giurisdizione sulle azioni di guerra del governo statunitense. La Monsanto rispose con la sua linea di difesa abituale secondo cui “le imprese appaltatrici […] non sono responsabili per le richieste di risarcimento dei presunti danni associati all’uso da parte del governo dei loro prodotti in tempo di guerra”[29].

Tran To Nga aveva previsto una lunga battaglia legale e aveva anticipato che le potenti multinazionali americane avrebbero cercato di protrarre la causa fino a quando ella non avesse più avuto la salute o le risorse economiche per poter proseguire[30]. Tuttavia, Nga ha continuato a battersi con determinazione per ottenere giustizia e ha presentato ricorso contro la sentenza del tribunale. La sua ricerca di giustizia ottenne l’appoggio non solo del governo vietnamita e della VAVA, ma anche di attivisti e sostenitori di tutto il mondo, che considerano l’uso dell’Agente arancio un crimine di guerra.

Ciò sottolinea l’unico grande vantaggio che il Viet Nam ha rispetto agli USA sulla questione: il sostegno dell’opinione pubblica internazionale. Il Viet Nam dovrebbe quindi avvalersi del supporto internazionale e collaborare con gli alleati, compresi sostenitori come il senatore Leahy, Tim Reiser e Charles Bailey, per sollecitare il governo statunitense a fare di più per aiutare le vittime vietnamite. Una nuova generazione di attori chiave che abbiano a cuore la questione è fondamentale per incoraggiare l’azione delle vittime vietnamite e ridurre le dinamiche di asimmetria attuali.

Traduzione dall’inglese a cura di Silvia Frosina


[1] L’“Agente arancio” è un defogliante contaminato alla diossina, che nacque originariamente come erbicida ma che fu utilizzato anche per scopi militari: nel contesto del Secondo conflitto indocinese, esso doveva servire a rimuovere le foglie degli alberi, in modo da privare i Viet Cong della copertura del manto vegetale [N.d.R.].

[2] Demmer, A.C. (2021, I ed.), After Saigon’s Fall: Refugees and US-Vietnamese Relations, 1975-2000, New York: Cambridge University Press.

[3] Osius, T. (2021), Nothing Is Impossible: American Reconciliation with Vietnam, New Brunswick; NJ: Rutgers University Press, pp. 14-15.

[4] Hoang Anh Tuan (2010), “Rapprochement Between Vietnam and the United States: A Response”, Contemporary Southeast Asia, Vol. 32 (3), p. 345.

[5] Osius, Nothing Is…, cit., p. 16.

[6] Ke Son Le, e Bailey, C. (2017), From Enemies to Partners: Vietnam, the US and Agent Orange, Chicago; IL: Anton Publishing, p. 145.

[7] Ibi, p. 147.

[8] Niblack Fox, D. (2013), “Coming to Terms with a Transnational Legacy”, in Laderman, S., e Martini E.A., Four Decades On: Vietnam, the United States, and the Legacies of the Second Indochina War, Durham: Duke University Press, p. 221.

[9] Martin, M.F. (2021), “US Agent Orange/Dioxin Assistance to Vietnam”, Washington D.C: Congressional Research Service, p. 18, disponibile online al link https://sgp.fas.org/crs/row/R44268.pdf.

[10] Cain, G. (2010), “Agent of Influence”, Washington Monthly, 1° gennaio, disponibile online al link https://washingtonmonthly.com/2010/01/01/agent-of-influence/.

[11] Ibidem.

[12] Huu Nghi (2004), “Vụ kiện chất độc màu da cam: Con kiến mà kiện củ khoai?” [“The Agent Orange lawsuit: The ant suing the potato?”], Tuoi Tre Online, 1° agosto, disponibile online al link https://cuoituan.tuoitre.vn/news-43618.htm.

[13] Blumenthal, R. (1984), “Veterans Accept $180 Million Pact On Agent Orange”, The New York Times, 8 maggio, disponibile online al link https://www.nytimes.com/1984/05/08/nyregion/veterans-accept-180-million-pact-on-agent-orange.html.

[14] Per maggiori dettagli, si veda Ke Son Le, e Bailey, From Enemies, cit., pp. 134-139.

[15] The White House (2006), “Joint Statement Between the Socialist Republic of Vietnam and the United States of America”, disponibile online al link https://georgewbush-whitehouse.archives.gov/news/releases/2006/11/20061117-4.html.

[16] Hatfield Consultant and 10-80 Committee (2000), “Development of Impact Mitigation Strategies Related to the Use of Agent Orange Herbicide in the Aluoi Valley, Vietnam”, disponibile online al link https://www.hatfieldgroup.com/wp-content/uploads/2020/05/cida849-agent-orange-v1-report-main.pdf.

[17] Hatfield Consultant and 10-80 Committee (2006), “Identification of New Agent Orange/Dioxin Contamination Hot Spots in Southern Vietnam”, disponibile online al link http://www.hatfieldgroup.com/wp-content/uploads/2020/05/vn1071-final-ford-report-jan-2006.pdf.

[18] Osius, Nothing Is…, cit., p. 77.

[19] Ibi, p. 257.

[20] The Aspen Institute (non datato), “The U.S.-Vietnam Dialogue Group on Agent Orange and Dioxin”, ultimo accesso 18 febbraio 2023, disponibile online al link https://www.aspeninstitute.org/programs/agent-orange-in-vietnam-program/the-u-s-vietnam-dialogue-group-on-agent-orang-and-dioxin/.

[21] Xuan Dung Phan, e Bailey, C. (2021), “How Public-Private Cooperation Helped Unlock US Assistance on Agent Orange”, PacNet, 13 settembre, disponibile online al link https://pacforum.org/publication/pacnet-39-how-public-private-cooperation-helped-unlock-us-assistance-on-agent-orange.

[22] Black, G. (2022), “For Patrick Leahy, The Vietnam War Is Finally Ending”, The New Republic, 19 dicembre, disponibile online al link https://newrepublic.com/article/169542/patrick-leahy-vietnam-war-finally-ending.

[23] Cain, “Agent of…”, cit.

[24] Xuan Dung Phan (2021), “U.S. Ex-Gratia Approach Toward the Agent Orange Legacy in Vietnam”, Issues and Insights, Vol. 21 (3), p. 30.

[25] The US Congress (2022), “Consolidated Appropriations Act, 2023”, HR 2617, 117° Congresso (2021-2022), disponibile online al link https://www.congress.gov/bill/117th-congress/house-bill/2617/text.

[26] Kumar Sen, A. (2022), “Addressing the Harmful Legacy of Agent Orange in Vietnam”, The United States Institute of Peace, 27 gennaio, disponibile online al link https://www.usip.org/publications/2022/01/addressing-harmful-legacy-agent-orange-vietnam.

[27] Ibidem.

[28] Dobson, J. (2015), “Trade Wars: Monsanto’s Return to Vietnam by Desiree Hellegers”, Vietnam Full Disclosure, blog, 9 maggio, disponibile online al link https://www.vietnamfulldisclosure.org/trade-wars-monsantos-return-to-vietnam-by-desiree-hellegers/.

[29] Dien Luong (2021), “In Vietnam, Monsanto Is Guilty until Proven Innocent”, The Nikkei Asia, 22 giugno, disponibile online al link https://asia.nikkei.com/Opinion/In-Vietnam-Monsanto-is-guilty-until-proven-innocent.

[30] Thuy Van (2015), “Tiến Hành Phiên Xử Đầu Tiên Của vụ Kiện Chất Độc Da Cam Tại Pháp” [“The First Trial of the Agent Orange Lawsuit in France”], The Voice of Vietnam, 16 aprile, disponibile online al link https://vov.vn/nguoi-viet/tien-hanh-phien-xu-dau-tien-cua-vu-kien-chat-doc-da-cam-tai-phap-395362.vov.

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