[IT] Nello scorso mese di luglio i leader della Repubblica popolare cinese (Rpc) e della maggioranza dei paesi africani (ad eccezione di Burkina Faso, Gambia, Sao Tomé e Swaziland, che mantengono relazioni diplomatiche con Taiwan) si sono incontrati a Pechino per il quinto Forum sulla cooperazione Cina-Africa (Focac – Forum on China Africa Cooperation).
[IT] Ad agosto sono tornate ad accendersi le tensioni tra Cina e Giappone sulle isole Diaoyu, dopo che il Giappone ha arrestato i membri di una spedizione partita da Hong Kong e sbarcata sulle Diaoyu per riaffermare la sovranità della Cina sull’arcipelago. Il governo cinese, con la consueta indignazione, ha trasmesso al Giappone forti rimostranze diplomatiche, reclamando al tempo stesso l’immediata liberazione dei cittadini cinesi.
[IT] Dopo la crisi di Piazza Tiananmen e lo sfaldamento dell’impero sovietico, molti pronosticarono l’imminente crollo del Partito-Stato cinese, o la sua apertura in senso democratico. La contraddizione tra il permanere di un sistema politico dichiaratamente comunista e la diffusione di pratiche economiche di matrice capitalistica appariva insostenibile negli anni che avrebbero portato all’egemonia culturale del cosiddetto “Washington consensus”.
[IT] Non era facile condensare in sole 194 pagine il complesso percorso di trasformazione economica della Repubblica popolare cinese dal 1978 ad oggi: lode quindi a Ignazio Musu, che in questo libro presenta un grande affresco della Cina post-maoista. L’autore è un docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia molto attento alla dimensione sociale e storica dell’agire economico.
[IT] Come visto nei numeri scorsi, dopo la Rivoluzione culturale e ancor più dopo i fatti di Tienanmen nel 1989 il “mantenimento della stabilità” (weiwen, 维稳) è stato la principale preoccupazione dei dirigenti cinesi. Ciò è evidente non solo in chiave storica, ma anche nella quotidianità della politica cinese.