L’Indonesia in Italia: l’esperienza unica de L’Orientale

L’Università degli Studi di Napoli L’Orientale è l’unico ateneo italiano a offrire corsi di Lingua e letteratura indonesiana dal 1964 presso il Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo. Gli studenti iscritti a vari corsi di laurea dell’Ateneo come Lingue e Culture orientali e africane, Scienze Politiche e Relazioni internazionali, Mediazione linguistica e culturale, Lingue e Civiltà orientali, tanto per citarne alcuni, hanno la possibilità di approfondire argomenti di vario genere riguardanti l’Indonesia come la cultura, la letteratura, la politica, la storia, la filologia. Questi interessi possono essere alimentati anche usufruendo dei numerosi programmi di scambi che L’Orientale ha con università europee del circuito Erasmus come l’Università di Leida, la francese Inalco, quella di Francoforte, e la SOAS di Londra.

Il fiore all’occhiello è rappresentato tuttavia dalle numerose convenzioni con università indonesiane che permettono agli studenti di trascorrere almeno un semestre di corsi e ottenere il riconoscimento di alcuni esami del proprio percorso accademico. Gli studenti, grazie alle convenzioni che permettono l’accesso ai fondi ministeriali per la mobilità internazionale, approfondiscono in loco argomenti come la linguistica, la letteratura, le lingue locali, le culture, le religioni, la politica, l’economia. Gli studenti con propensione alle arti possono sviluppare interessi come danze, musica e teatro senza dimenticare le arti figurative classiche e contemporanee. I laureandi triennali e magistrali, e i dottorandi in particolar modo, hanno altresì la possibilità di approfondire argomenti di ricerca attraverso raccolta di dati sul campo e soprattutto confrontarsi con studiosi locali con cui intraprendere ricerche congiunte. Ogni anno almeno otto studenti dell’Orientale si recano in Università come Universitas Indonesia e Atma Jaya a Jakarta oppure in quelle di Sumatra Utara o di Bali e di Yogyakarta. I contributi che L’Orientale mette a disposizione degli studenti meritevoli e motivati sono solo un piccolo aiuto che viene loro concesso per sostenerne la determinazione a diventare esperti italiani di Indonesia.

Il flusso in entrata, anche se più limitato, ha visto una decina di studenti dottorali interessati allo studio delle tradizioni orali e un numero, di poco più numeroso, intenzionati a diventare esperti di lingua italiana presso il centro di studi di italiano come lingua straniera dell’ateneo. Tuttavia, a partire da quest’anno saranno disponibili anche i contributi del programma Erasmus Plus. Questi programmi europei concederanno a studiosi indonesiani la possibilità di trascorrere periodi di insegnamento a Napoli e allo stesso tempo a studenti indonesiani di seguire corsi trimestrali presso il nostro ateneo.

D’altra parte, già da un certo numero di anni Napoli si è affermata quale piccolo centro italiano per lo studio e la ricerca sull’Indonesia e sul Sud-est asiatico, come attestato dalle numerose e variegate ricerche portate avanti nell’Ateneo napoletano, che spaziano dallo studio delle lingue e tradizioni orali di minoranze etno-linguistiche del Borneo, a quello filologico di manoscritti sumatrani, all’analisi di opere letterarie che affrontano il tema dell’eccidio dei comunisti nel 1965, all’analisi del rapporto tra cibo e letteratura, al confronto tra tradizione e modernità nella cultura balinese. Ne sono stati testimoni le numerose conferenze internazionali organizzate negli ultimi anni come ISMIL (International Symposium on Malay and Indonesian Linguistics), la recentissima ITASEAS (Italian Southeast Asian Studies) e il fatto che L’Orientale sia diventata un crocevia, un punto di incontro di scrittori, intellettuali, artisti indonesiani e di altri indonesianisti internazionali in visita in Italia. Basti ricordare le presentazioni fatte da intellettuali come Goenawan Mohamad, di autrici come Ayu Utami e Oka Rusmini, di artisti impegnati come Made Bayak Muliana, l’organizzazione di rassegne cinematografiche, di spettacoli di danza e musica tradizionale e contemporanea, di workshop sulla danza-teatro balinese, la traduzione di opere letterarie contemporanee in italiano e di opere italiane in indonesiano.

Tutto questo ben si inquadra in quel processo di ampliamento di relazioni di vario tipo che l’Italia ha cercato di portare avanti negli ultimi anni con l’Indonesia, culminate con la visita istituzionale del presidente Mattarella a Giacarta nel novembre del 2015. La preparazione raggiunta permetterà ai giovani laureati dell’ateneo napoletano l’inserimento in campi come la ricerca, l’insegnamento delle lingue, l’interpretariato e la traduzione. Le conoscenze maturate in loco sul contesto culturale, politico e sociale e la possibilità di leggere e scrivere in indonesiano, aprirà loro la possibilità di lavorare nel campo del giornalismo, delle organizzazioni internazionali, o di essere inseriti in aziende italiane e indonesiane di vario tipo oltre che nelle rappresentanze diplomatiche. Si spera, infatti, che le collaborazioni instaurate dall’ateneo possano creare una sorta di incanalamento privilegiato presso aziende e istituzioni italiane in Indonesia e indonesiane in Italia.

Va menzionata, infine, anche la presenza di borse di studio offerte dal governo indonesiano, in particolare dal Ministero della Pubblica istruzione che offre ogni anno a una decina di studenti italiani la possibilità di studiare l’indonesiano presso università distribuite su tutto il territorio dell’arcipelago. Le borse, denominate Darmasiswa e di durata annuale, consentiranno agli studenti di studiare la lingua e la cultura indonesiana. Un altro contributo è quello offerto dal Ministero deghi Esteri indonesiano che offre ogni anno una borsa di durata trimestrale per studiare arte e cultura. Di notevole importanza è infine il contributo concesso all’Orientale da parte del governo indonesiano di docenti madrelingua inviati a proprie spese dal Ministero della Pubblica Istruzione per coadiuvare le lezioni di lingua e letteratura indonesiana all’Orientale in un programma generale di diplomazia linguistica voluto dal Ministero stesso. Si auspica che questo contributo possa essere esteso ad altri atenei e istituzioni interessate al mondo indonesiano come l’Università Bicocca di Milano e la Sapienza di Roma oppure l’ISMEO. Oltre al contributo per l’insegnamento della lingua indonesiana, il governo indonesiano sostiene programmi di residenza all’estero rivolti agli scrittori. In occasione del prossimo festival di arte e letteratura Europalia che si tiene ogni anno a Bruxelles, dove l’Indonesia è il paese ospite, due autori indonesiani trascorreranno un mese all’Orientale per scrivere, incontrare altri scrittori e studiosi, e tenere lezioni e letture di opere letterarie sul tema ‘Svelare la diversità islamica’. Durante questo periodo alcune delle opere dei due autori verranno tradotte e pubblicate grazie al sostegno del governo indonesiano.

Le conoscenze acquisite dagli studiosi italiani con tanta determinazione potrebbero cercare di scalfire il generale disinteresse nei confronti del mondo indonesiano rappresentato anche dal numero esiguo di pubblicazioni di vario genere riguardanti l’Indonesia che circolano in Italia. Un segnale di speranza era arrivato nell’ottobre del 2015 quando – essendo l’Indonesia ospite d’onore della Fiera del libro di Francoforte – si era sperato in un ampliamento dei confini della circolazione delle opere indonesiane a livello internazionale. Un programma di traduzione portato avanti dal governo indonesiano aveva creato la speranza che anche in Italia il numero di pubblicazioni riguardanti l’Indonesia aumentasse. A tutt’oggi i testi in lingua italiana che trattano dell’Indonesia si possono contare veramente sulla punta delle dita. Oltre ad alcuni romanzi di autori contemporanei di successo internazionale quali Ayu Utami, Leila Chudori, Eka Kurniawan, Oka Rusmini, tradotti in italiano per la maggior parte da studiosi dell’Orientale e pubblicati da piccole case editrici come Metropoli d’Asia (Le donne di Saman, Il drago Cala Ibi e L’uomo tigre), Atmosphere Libri (La danza della terra e Ritorno a casa, recensito su RISE/4), le pubblicazioni degli ultimi anni sono state un racconto di viaggi scritto da una studiosa inglese, Elizabeth Pisani (Indonesia ecc. Viaggio nella nazione improbabile, recensito su RISE/2) pubblicato da ADD e il racconto del viaggio a Nias di Elio Modigliani fatto da Vanni Puccioni (Tra i tagliatori di teste) di Marsilio e infine la pubblicazione dell’Arel per il Mulino, Indonesia passaggio a Sud-Est. È assolutamente necessario tradurre più opere indonesiane dall’originale e non da lingue seconde come è accaduto per le opere del famoso autore Pramoedya Ananta Toer tradotto dall’inglese (Questa terra dell’uomo e Figlio di tutti i popoli) pubblicate da Il Saggiatore. Bisogna sensibilizzare le case editrici italiane a prendere in considerazione opere indonesiane e tradurle dalla lingua originale e, viceversa, di case editrici indonesiane a pubblicare opere italiane dalla versione originale. È purtroppo inevitabile constatare che la pratica comune di case editrici italiane e indonesiane sia quella di pubblicare traduzioni non dalle versioni originali ma dall’inglese.

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