La strategia attuale della Cina e le lezioni del passato

Traduzione dal cinese di Simone Dossi

Nella Cina di oggi, decisori politici e studiosi attribuiscono grande importanza all’esperienza rappresentata dalla storia passata e prestano particolare attenzione a estrapolarne indicazioni concrete per la strategia che Pechino dovrebbe seguire nella sua ascesa. Dagli inizi del nuovo millennio si guarda soprattutto a come le dinastie della Cina antica abbiano saputo sfruttare al meglio il “periodo di opportunità strategica” (zhanlüe jiyu qi, 战略机遇 期) a loro disposizione. E questo al fine di cogliere appieno le regole che presiedono all’ascesa delle grandi potenze, con l’obiettivo di realizzare infine il “sogno cinese di una grande rinascita nazionale” (Zhonghua minzu weida fuxing de Zhongguo meng, 中华民族伟大复 兴的中国梦).

Un aspetto in particolare è centrale nell’esperienza delle antiche dinastie: per plasmare un periodo di opportunità strategica e poterne cogliere i vantaggi è necessario combinare “pazienza strategica” (zhanlüe naixin, 战略耐心) e “risolutezza strategica” (zhanlüe dingli, 战略定力), evitando di ricorrere affrettatamente alla forza armata nelle relazioni con il mondo esterno. Nella storia passata, una situazione simile a quella della Cina contemporanea si può individuare nelle fasi di consolidamento dinastico delle dinastie degli Han occidentali, dei Tang e dei Song settentrionali. È per questo motivo che l’esperienza di queste tre dinastie nella gestione del rispettivo periodo di opportunità strategica viene studiata con attenzione dalla comunità strategica della Cina di oggi.

Divenute in seguito tre grandi e potenti dinastie, gli Han occidentali, i Tang e i Song settentrionali sperimentarono nella propria fase iniziale una situazione strategica dominata da gravi difficoltà tanto all’interno quanto all’esterno del paese. Da un lato, la lunga fase di disordini precedente alla riunificazione nazionale aveva prodotto gravi devastazioni sociali ed economiche, nonché una forte contrazione della popolazione; dall’altro, le periodiche invasioni delle popolazioni nomadi del nord – militarmente assai potenti – rappresentavano una persistente minaccia strategica. Su questo sfondo si poneva per i governanti delle tre dinastie il problema di come aprire quel periodo di opportunità strategica che era necessario per realizzare appieno l’ascesa della dinastia. Questo problema ne sottintendeva a sua volta un altro: se e come utilizzare la forza armata nel fronteggiare le minacce strategiche provenienti dall’esterno.

Per tutta risposta, i sovrani delle tre dinastie seguirono con straordinaria coerenza uno stesso principio: “governare attraverso la non azione” (wu wei er zhi, 无为而治). Verso l’interno ciò significava in sostanza attenersi a un approccio di “piccolo governo, grande società” (xiao zhengfu, da shehui, 小政府、大社会); verso l’esterno si trattava invece di “tener nascoste le proprie capacità e prendere tempo” (taoguang yanghui, 韬光养晦), “mantenere un basso proflo strategico” (baochi zhanlüe didiao, 保持战略低调) ed evitare per quanto possibile il ricorso alla forza armata. Detto in termini più concreti, sul piano interno i primi, illuminati sovrani di queste tre dinastie cercarono di alleviare il peso della tassazione gravante sulla società e di ridurre le corvée imposte alla popolazione, consentendo a quest’ultima di dedicarsi appieno alle attività produttive, a tutto beneficio di un rapido sviluppo della società e dell’economia. Verso l’esterno, si adottò con le potenti popolazioni nomadiche del nord (come Xiongnu, Tujue e Qidan) una politica di basso profilo ispirata a obiettivi di pace e amicizia, da conseguire per esempio attraverso legami matrimoniali o il dono di grandi quantitativi di seta. Quando forze esterne attaccavano la Cina, ci si atteneva per lo più a una politica strettamente difensiva, senza ricorrere al contrattacco. Questo approccio alla gestione degli affari interni e internazionali combinava pazienza e risolutezza strategica (ivi incluso il ferreo autocontrollo nell’utilizzo della forza armata) per guadagnare il tempo necessario al rafforzamento economico e militare della dinastia. Il risultato finale fu positivo: tutte e tre le dinastie riuscirono infatti a completare con successo la propria ascesa.

È interessante notare che in ciascuna delle tre dinastie, man mano che si procedeva sulla via dell’ascesa, si manifestarono anche opinioni differenti, favorevoli al ricorso alla guerra contro i nemici esterni. L’esempio più calzante risale al regno del secondo imperatore degli Han occidentali, Huidi. Governava allora in realtà l’imperatrice vedova Lü Zhi, madre di Huidi e moglie del primo sovrano degli Han occidentali, Gaozu. Il capo degli Xiongnu, Maodun, inviò all’imperatrice Lü una lettera irriverente e insultante il cui significato era in sostanza questo: poiché l’imperatrice Lü doveva certo essere molto sola in seguito alla morte del marito, Maodun – pure solo – la invitava a concederglisi in sposa per servirlo. La lettera provocò naturalmente lo sdegno dell’imperatrice e dei suoi generali, uno dei quali – il valoroso Fan Kuai – si fece avanti dichiarandosi pronto a muovere 100mila uomini delle proprie truppe contro i Xiongnu per vendicare l’onore ofeso dell’imperatrice Lü. Ma quest’ultima e i più acuti tra i suoi ministri ritennero che le capacità militari degli Han occidentali non fossero ancora sufficienti per tener testa agli Xiongnu. Per questo motivo l’imperatrice Lü non solo non inviò una spedizione militare contro di loro, ma si premurò persino di rispondere alla lettera di Maodun con tono umile, spiegando di essere ormai troppo vecchia, stanca e inadatta a servirlo, e che per questo accompagnava la missiva con ricchi doni a titolo di ammenda. Tutto ciò al solo fine di preservare con gli Xiongnu la fase di relazioni amichevoli e pacifiche.

Nel fronteggiare problemi interni ed esterni a inizio dinastia, Han occidentali, Tang e Song settentrionali gestirono dunque in modo simile il periodo di opportunità strategica: combinando pazienza e risolutezza strategica, e astenendosi per quanto possibile dal ricorrere alla forza armata, le tre dinastie riuscirono infine a concretizzare la propria ascesa. Questa esperienza storica conserva notevole significato per la strategia della Cina contemporanea: ci aiuta a comprendere il concetto di “tener nascoste le proprie capacità e prendere tempo” enunciato da Deng Xiaoping, così come le ragioni per cui la Cina degli ultimi trent’anni ha utilizzato la forza armata con grande moderazione.

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