“L’Asia rimane il baricentro della diplomazia e della difesa cinese. Una crescita delle tensioni lì non può che mettere in secondo piano altri progetti. Per questi motivi, la presenza militare cinese all’estero, soprattutto in Africa e Medio Oriente, è cresciuta sia in termini quantitativi che qualitativi, basta pensare alla base a Gibuti e alle unità di fanteria fra i peace-keeper in Mali e Sudan del Sud, ma rimane in un contesto multilaterale e estremamente limitata in confronto ad altri Paesi come Stati Uniti, Francia e Inghilterra. Inoltre, questa evoluzione non ha, per ora, comportato un aumento dell’intensità delle operazioni condotte dai militari cinesi che è estremamente ridotta. In generale, la forza militare è considerata uno degli strumenti a disposizione della politica estera cinese anche fuori dall’Asia. L’uso delle forze armate è una delle opzioni che i decisori cinesi vogliono avere a disposizione, ma sicuramente non è quella preferita.”
Il commento di Andrea Ghiselli (T.wai & Fudan University) nell’articolo di Stefano Pioppi per Formiche.
Research Fellow
Andrea Ghiselli is a non-resident Research Fellow at T.wai, and serves as the Head of Research of the ChinaMed Project. He is also a Lecturer in International Politics at the University of Exeter.
“The appointment of an ambassador, therefore, does not point to exclusive alignment with the Tripoli government, but rather to an effort to manage the... Read More

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