Corriere del Ticino – 25 luglio 2020

“Lo scenario è complesso: una parte importante delle merci che le dogane registrano come esportazioni cinesi sono in realtà prodotte da aziende USA o internazionali che hanno sede o joint ventures in Cina, dunque non è così chiaro chi patisca di più le conseguenze delle turbolenze cui assistiamo nelle dinamiche commerciali. Certamente un’ulteriore contrazione degli scambi con gli Stati Uniti sarebbe molto dolorosa per la Cina, che lì esporta quasi il 20% dei beni che commercia a livello globale: le esportazioni per la Cina significano infatti posti di lavoro e stabilità sociale, fattori essenziali per il Partito comunista cinese, che l’anno prossimo celebra un secolo dalla fondazione”.

Giovanni B. Andornino (T.wai & Università di Torino) intervistato dal Corriere del Ticino sulla tensione tra il Governo cinese e quello statunitense.

Giovanni B. Andornino is the President of the Torino World Affairs Institute and Head of its Global China Program. He is an Assistant Professor of International Relations of East Asia at the University of Torino and the Secretary General of the China-Italy Philanthropy Forum.

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