Quale futuro per le relazioni economiche UE-ASEAN?

L’Unione Europea (UE) e l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN) hanno molte somiglianze e altrettante importanti differenze: nascono entrambe per esigenze di sicurezza internazionale (fronteggiare la minaccia di confinanti potenze comuniste) e interna (scongiurare ulteriori guerre quasi fratricide) ma si affermano principalmente come entità economiche: l’UE per la bocciatura della Comunità Europea di Difesa da parte della Francia nell’agosto 1954; l’ASEAN per il dissolversi del fronte comunista con la rottura tra l’URSS e la Cina alla fine degli anni 1960 e la guerra tra il Vietnam e la Cina agli inizi del 1979.

Per quanto riguarda l’ASEAN, dopo decenni di immobilismo, sono state avviate negli ultimi anni alcune importanti iniziative in campo economico: la costituzione di un’area di libero scambio, ASEAN Free Trade Area (AFTA) nel 1992, quella di un mercato comune, ASEAN Economic Community (AEC) nel 2007 e la Carta ASEAN (una sorta di statuto legale), nel 2008. I futuri obiettivi sono invece delineati nella dichiarazione ASEAN 2025: Forging Ahead Together (novembre 2015). Parallelamente sono stati sottoscritti accordi internazionali di grande rilievo: basti ricordare, in campo valutario, la Chiang Mai Initiative (CMI) del 2000 seguita dalla Chiang Mai Initiative Multilateralisation (CMIM) nel 2010 volte a ridurre i rischi di una nuova crisi quale quella finanziaria del 1997.

ASEAN e UE con 620 e 510 milioni di abitanti rispettivamente sono il 3° e il 4° polo demografico al mondo (2015), il 7° e il 1° per reddito (rispettivamente 2.600 e 18.500 miliardi dollari nel 2014). Il PIL asiatico è però in rapida crescita, mentre quello europeo è quasi stagnante. Le due aree tuttavia non sono omogenee con riferimento a popolazione, lingua, religione, storia; sono composte da paesi assai diversi – nell’UE coesistono Malta con 400 mila abitanti e la Germania con 82 milioni oppure la Bulgaria e il Lussemburgo, il cui reddito per abitante è cinque volte maggiore; nell’ASEAN vi sono Cambogia e Singapore, il cui reddito per abitante è 50 volte superiore.

L’UE è (2014) il secondo partner commerciale dell’ASEAN, dopo la Cina, con 180 miliardi di euro; nell’ultimo ventennio la crescita media del commercio di beni è stata pari al 7% annuo. Gli scambi di servizi aggiungono altri 70 miliardi. Inoltre essa è il maggior fornitore di investimenti diretti esteri (IDE) con 29,3 miliardi: più di un quinto del totale; alla fine del 2013 lo stock era pari a 156 miliardi. Circa dieci milioni di persone viaggiano tra le due regioni per motivi di affari o turismo, di cui sette dai paesi europei. Non piccoli, e crescenti, sono poi gli scambi di studenti e studiosi, nonché le collaborazioni tra centri di ricerca.

La maggiore diversità dell’ASEAN rispetto all’UE riguarda le relazioni tra individui e la rilevanza delle leggi o contratti rispetto alle consuetudini: la diffusa filosofia confuciana premia l’armonia anche a scapito della giustizia, la gerarchia rispetto all’uguaglianza, la sostanza dei rapporti più che la forma scritta; il confucianesimo è il portato dei cinesi d’oltremare, a volte maggioritari (come a Singapore), a volte piccole minoranze (come in Indonesia) che controllano l’economia. Non è irrilevante che in Europa vi sia un’unione tra Stati e in Asia un’associazione tra nazioni.

Le relazioni tra UE e ASEAN sono state molto deboli fino alle fine dello scorso millennio, soprattutto per un certo disinteresse della prima nei confronti di quasi tutta l’Asia: le vecchie potenze coloniali mantenevano rapporti con le ex colonie perseguendo (come è naturale) i propri interessi spesso in contrasto con quelli di altri paesi membri. Nel 1996 è stato istituito l’Asia-Europe Meeting (ASEM) tra l’allora UE-15 e l’ASEAN-7 più Cina, Corea del Sud e Giappone su iniziativa della parte asiatica che desiderava creare un interlocutore alternativo agli Stati Uniti (allora unica potenza globale); mentre l’obiettivo iniziale non è stato raggiunto, l’ASEM (successivamente allargato a più di 50 paesi) rappresenta oggi un utile forum per discutere temi di interesse mondiale e ancor più per organizzare incontri bilaterali informali tra paesi in conflitto.

Nel 2006 si manifesta una profonda crisi tra UE e ASEAN: mentre il Myanmar (ancora sotto la dittatura della giunta militare) si accinge ad assumere la presidenza di turno dell’ASEAN, l’UE minaccia di rompere tutte le relazioni se questo avvenisse; la soluzione è improntata all’armonia confuciana: il Myanmar rinuncia alla presidenza (mantenuta per due anni dalla Thailandia) riservandosi di chiederla successivamente, in un anno di sua scelta.

Nello stesso anno però il Sud-est asiatico viene identificato dall’UE come regione di interesse strategico; iniziano negoziazioni per sottoscrivere un accordo di libero scambio (ALS). Dopo anni di incontri infruttuosi l’UE decide tuttavia di rinunciare a un accordo multilaterale e tratta accordi bilaterali con singoli paesi; anche i nomi cambiano (ALS, partenariato economico, cooperazione economica onnicomprensiva, …) per evidenziare il passaggio dalla semplice abolizione delle tariffe sulle merci ai servizi, agli investimenti, alla concorrenza e così via. Secondo una battuta, non senza fondamento, gli ALS firmati dall’ASEAN si compongono di dieci pagine più altre mille di allegati per tener conto delle innumerevoli eccezioni chieste dai paesi membri.

Attualmente l’UE ha sottoscritto ALS (non ancora ratificati) con Singapore e Vietnam e ha negoziazioni in corso con Filippine, Malaysia, Thailandia e Myanmar; con l’Indonesia ha firmato (2009) un accordo particolare; inoltre ha incluso le Filippine nel regime di incentivazione del sistema delle preferenze generalizzate (GSP+) e Myanmar, Cambogia e Laos nelle facilitazioni Everything but arms (EBA), importazioni di ogni merce, eccetto le armi, senza dazi o quote.

Gli sviluppi futuri delle relazioni economiche tra i due gruppi dipendono anche dalle politiche che saranno adottate per fronteggiare le complesse sfide interne in atto: per l’UE migranti, euro e vincoli fiscali alla crescita; per l’ASEAN dualismo economico, trappola del reddito medio, rigido principio di non interferenza tra gli stati e rapporti in alcuni casi tesi con la Cina a causa delle dispute per la sovranità nel Mar Cinese Meridionale.

Più specificamente per l’UE è importante che nell’ASEAN il processo di integrazione sia attuato sostanzialmente e rapidamente, che le barriere non tariffarie siano rimosse, che i vincoli agli IDE siano ridotti, che i mercati finanziari siano liberalizzati, che le procedure doganali tra i paesi membri siano armonizzate e soprattutto rese trasparenti, eliminando le molte discrezionalità esistenti. Non sono problemi irrilevanti, ma pur sempre risolvibili.

Published in:

  • Events & Training Programs

Copyright © 2024. Torino World Affairs Institute All rights reserved

  • Privacy Policy
  • Cookie Policy