Luna di miele tra Berlino e Pechino

Sin dall’inizio di questa crisi economica, dalla quale l’Occidente pare non riuscire a risollevarsi, un massiccio intervento economico in Europa da parte della Cina è stato visto con un misto di timore e speranza. Timore per il rischio di una possibile “invasione” straniera e speranza per gli effetti curativi che i capitali cinesi potrebbero produrre nelle economie europee.

La recente acquisizione del 3,04% del capitale della tedesca Munich Re, la più grande compagnia di riassicurazione del mondo, da parte della Banca centrale cinese testimonia i crescenti legami economici tra la maggiore economia europea e la più importante economia asiatica. Il rafforzamento dei rapporti diplomatici con Pechino è il perno di una strategia ad ampio raggio che la Germania sta sviluppando verso Oriente.

La Germania è la più grande potenza industriale dell’Europa. Secondo i dati del Bilancio sociale per la Germania compilato dall’Ufficio statistico federale, il comparto manifatturiero tedesco produce il 23,7% del valore aggiunto a livello nazionale e contribuisce in modo fondamentale alla crescita economica, all’occupazione e all’innovazione del Paese. Gli imprenditori tedeschi, da quelli delle multinazionali a quelli delle piccole-medie imprese leader mondiali in mercati di nicchia, hanno capito ben prima dei concorrenti europei l’importanza di intercettare le opportunità economiche offerte dalle economie emergenti, in modo particolare in Asia orientale. Mentre ancora oggi una porzione considerevole del tessuto produttivo italiano guarda alla Cina più che altro come ad una minaccia, le imprese tedesche stanno registrando risultati positivi – nonostante la crisi economica europea – anche grazie alla loro forte presenza nella Repubblica popolare cinese (Rpc). La Germania è l’unico tra i paesi del G7 che dal 2000 in poi non ha visto diminuire la propria quota mondiale di esportazioni nonostante la competizione cinese. La Germania considera strategico il partenariato con la Cina per quattro ordini di motivi. In primo luogo, mira ad aumentare i volumi di scambi commerciali con paesi extra-europei così da diversificare le destinazioni per le esportazioni. L’Europa rimane essenziale per Berlino sul piano economico e commerciale: oltre il 70% del suo export si dirige verso paesi europei e 7 prodotti su 10 importati in Germania giungono dal vecchio continente. Tuttavia, questo scenario sta lentamente mutando. Dal 2009 la Cina è divenuta il primo fornitore della Germania e oggi ne è il terzo partner commerciale: nel 2010 il valore dell’interscambio commerciale ha superato i 130 miliardi di euro. Qualora le prospettive di crescita del partenariato economico continuassero ai ritmi degli ultimi anni, Pechino diverrebbe il primo socio in affari della Germania già nel 2020.

In secondo luogo, la Cina è ritenuta un partner fondamentale per il mantenimento del primato industriale tedesco. Le imprese tedesche stanno utilizzando il vantaggio competitivo che, nel contesto della global supply chain, la Cina vanta in termini di assemblaggio. Cresce, inoltre, l’interesse verso il mercato cinese in parallelo con le previsioni di un incremento di “nuovi ricchi” (Pil pro-capite superiore ai 30.000 dollari Usa) in Cina: si stima che saranno 40 milioni entro il 2015.

Dal 2010 Berlino e Pechino hanno attivato un regime di consultazioni governative bilaterali rafforzate (Regierungskonsultationen). In terzo luogo, il governo tedesco non nasconde il proprio interesse ad attrarre gli investimenti cinesi in Europa. Le prospettive sono incoraggianti, come dimostrano alcuni recenti episodi: l’acquisizione di una quota pari al 3,04% del capitale di Munich Re ad opera della Banca centrale cinese, tramite la State Administration of Foreign Exchange; l’acquisto del produttore di elettronica di consumo Medion, da parte di Lenovo, colosso dei personal computer; l’interesse della Beijing Automotive Industry Holding Co (Baic) per un’acquisizione di Opel. A questa prima ondata di investimenti cinesi in Germania, seguiranno verosimilmente molte altre operazioni future. “Vogliamo incoraggiare [le società cinesi, n.d.a.] ad investire in Germania in misura maggiore”, ha dichiarato Angela Merkel in occasione del sesto Forum sino-tedesco per la cooperazione economica e tecnologica cui ha presenziato il primo ministro cinese Wen Jiabao nel corso di una visita ufficiale in Germania nel giugno scorso. Secondo dati del Ministero del Commercio della Rpc, la Cina vede nella Germania il paese che offre le migliori opportunità di investimento. Nel 2010 lo stock degli investimenti cinesi in Germania ha raggiunto 1,5 miliardi di dollari di investimenti (in Europa i cinesi hanno investito di più solo in Lussemburgo, per ovvie ragioni finanziarie, con oltre 5 miliardi di dollari).

Infine, il rafforzamento dei legami con Pechino può consentire a Berlino una politica estera più flessibile, che non implichi necessariamente una concertazione preventiva e sistematica con gli alleati occidentali (Washington in modo particolare). Ferma restando l’appartenenza all’Unione europea e all’Alleanza atlantica e il pieno sostegno dell’acquis communautaire, la politica estera d’Oltrereno sembra sempre più orientata a tener conto del peso dei paesi emergenti, anche a scapito dell’Europa e degli Usa. Quest’anno, astenendosi al Consiglio di Sicurezza sulla missione militare in Libia, la Germania ha preso clamorosamente le distanze dagli alleati occidentali, una posizione che l’ha allineata a Mosca e Pechino, partner commerciali di crescente importanza.

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