Le relazioni sino-greche: contesto e prospettive

Il dibattito sulla presenza cinese nella regione del Mediterraneo, Grecia compresa, si è finora sviluppato attorno all’idea che l’espansione dell’influenza di Pechino sia da imputare alla crescita dei suoi investimenti nella regione. Nonostante ci sia del vero in questa narrazione, va precisato come si tratti di una spiegazione parziale, che potrebbe distogliere l’attenzione da motivazioni ben più complesse e capaci di consentire una migliore comprensione della situazione attuale. Si tratta di logiche che hanno meno a che fare con le risorse finanziarie mobilitate dalla Cina nel Mediterraneo e più con le emozioni e le percezioni che la Cina suscita nell’opinione pubblica e nella vita politica locale.

La Grecia costituisce un caso interessante per lo studio di questo fenomeno. Molti ritengono che Atene si stia progressivamente avvicinando a Pechino, soprattutto alla luce di talune prese di posizione del governo ellenico a favore della Cina su questioni diplomatiche sempre più delicate e di alto profilo. Basti pensare a come la Grecia sia stata uno dei tre Stati membri dell’Unione Europea (UE) che hanno scelto di contestare nel luglio 2016 il verdetto emesso dalla Corte permanente di arbitrato (Cpa) dell’Aia contro le azioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale,[1] o a come nel giugno 2017 il governo greco abbia posto il veto su una dichiarazione UE alle Nazioni Unite circa la difesa dei diritti umani in Cina.[2] Lo scorso 29 giugno 2018, durante una conferenza stampa, il Primo ministro greco Alexis Tsipras arrivò a dichiarare che il suo governo sarebbe favorevole all’eventuale inclusione della Grecia nel “16+1”, piattaforma proposta dalla Cina per favorire la cooperazione tra Pechino e i paesi dell’Europa centro-orientale.[3] Infine, Grecia e Cina hanno firmato un memorandum d’intesa per rafforzare progetti di cooperazione bilaterale elaborati entro al cornice della Belt and Road Initiative (BRI).[4]

Questo evidente avvicinamento fra i due paesi ha dato origine a varie speculazioni in merito agli sviluppi attesi nel prossimo futuro. Alcuni osservatori occidentali hanno definito senza mezzi termini Atene come il “cavallo di Troia” della Cina in Europa.[5] Che l’economia greca abbia bisogno di capitali è noto a tutti. Non sorprende, pertanto, che molti vedano nel supporto diplomatico greco alla Cina un prezzo da pagare da parte di Atene in cambio di ossigeno economico proveniente da Pechino. Inoltre, il fatto che anche la leadership cinese descriva i rapporti con la Grecia nei termini di un “partenariato strategico” certo non migliora la reputazione di Atene agli occhi dell’Occidente.[6]

Tuttavia, è necessario andare oltre agli aspetti puramente economici delle relazioni sino-greche. È questo l’obiettivo di un rapporto recentemente pubblicato dall’Institute of International Economic Relations (IIER), che si interroga su come la percezione dell’opinione pubblica nei confronti di Cina e UE sia cambiata a partire dallo scoppio della crisi del 2009.[7] Secondo questo studio è possibile cogliere la dimensione più prettamente politica dell’avvicinamento greco alla Cina solo se esso viene inserito nella cornice dei rapporti tesissimi tra Grecia e UE.

La Cina gode di un’immagine generalmente positiva in Grecia. Secondo dati del Pew Research Center, fra il 49% e il 59% dei greci ha un’opinione favorevole della Cina (Figura 1). Dati Eurobarometer mostrano come la Grecia nel 2017 fosse settima nella graduatoria dei paesi UE la cui popolazione esprime un’opinione positiva riguardo alla Cina (Figura 2).

Figura 1 – Percentuale della popolazione greca che ha un’opinione favorevole della Cina
Fonte: Pew Research Center, 2017.

Figura 2 – Opinione positiva o negativa della Cina tra i paesi o gruppi di paesi europei (%)
Fonte: Eurobarometer, 2017.

Questi dati non significano, tuttavia, che i greci guardino alla Cina come a un modello da emulare. Molti si sono infatti detti a conoscenza delle differenze esistenti fra il sistema politico greco e quello cinese. Nel dicembre 2016 il 60 ,7% dei partecipanti a un sondaggio di General Public Opinion ha dichiarato di non considerare la Cina una democrazia, mentre il 62,4% ha risposto di non credere che i diritti umani siano adeguatamente rispettati nel paese asiatico. I greci non invidiano nemmeno lo stile di vita dei cinesi, né la nuova ricchezza del paese: ben il 79,3% del campione sondato si è infatti detto consapevole delle profonde disuguaglianze economiche che attualmente affliggono la società cinese. Inoltre, mentre il 51,9% ritiene che i prodotti cinesi siano di qualità “mediocre”, il 31,4% li considera di qualità addirittura “bassa” o “molto bassa”. Eppure, lo stesso sondaggio indica anche che i cittadini greci vedono in maniera estremamente favorevole la vicinanza del loro paese alla Cina non solo in termini economici (l’83,5% dei partecipanti al sondaggio si è detto favorevole), ma anche in termini politici (71,1%) e culturali (87,5%).[8]

Questi numeri mostrano che i greci, pur non avendo un’opinione positiva delle condizioni di vita e di lavoro in Cina, vedono nel paese asiatico un valido partner commerciale, politico e diplomatico. È chiaro che le scelte del governo greco non sono soltanto motivate da considerazioni di natura economica, ma risultano anche supportate da un’opinione pubblica evidentemente favorevole all’ulteriore rafforzamento dei rapporti che legano la Grecia alla Cina. Esiste quindi un’importante componente politica nell’equazione delle relazioni sino-greche che il luogo comune della Grecia come “cavallo di Troia” cinese, “comprato” a suon di investimenti non cattura adeguatamente.[9]

Il quadro appena delineato diventa ancor più chiaro se si considera la volontà della Grecia di intessere relazioni più strette con la Cina come conseguenza della sua frustrazione nei confronti dei partner tradizionali, UE in primis. La crisi del debito e le rigide misure di austerità imposte della UE hanno infatti profondamente segnato la società e le élite greche, generando un misto di umiliazione, frustrazione e profondo senso di insicurezza. Nel giro di pochi anni la Grecia ha perso più di un quarto della propria ricchezza, è stata bollata come la “pecora nera” dell’Eurozona ed è stata più volte vicina ad essere espulsa dalla stessa. Allo stesso tempo, le tensioni con la vicina Turchia non si sono mai assopite e il governo greco si è trovato a dover gestire (specialmente a partire dal 2015) un flusso di migranti in arrivo da Africa e Medio Oriente di sempre più difficile controllo. La Grecia si è sentita abbandonata dai suoi partner europei, come risulta evidente osservando i dati dell’Eurobarometer circa l’opinione pubblica greca nei confronti del ruolo della UE in relazione alle dinamiche della globalizzazione. Il 65% degli intervistati ritiene che l’UE abbia fallito nel proteggerli dagli effetti negativi della globalizzazione (Figura 3), mentre il 60% pensa che l’UE non li abbia aiutati in alcun modo a trarre beneficio dalla stessa (Figura 4). In quest’ottica, la volontà greca di trovare alternative economiche e diplomatiche all’UE diventa evidentemente comprensibile. Il peggioramento dei rapporti fra Grecia ed UE ha costituito quindi un’opportunità per la Cina che, nel perseguire una strategia di ampliamento della propria influenza internazionale, ha scelto di mostrarsi disponibile a rafforzare la collaborazio ne con il paese mediterraneo.[10] Dal punto di vista di Pechino si è trattato di una scelta relativamente lineare: la Grecia non solo rappresenta l’“anello debole” dell’Eurozona, ma, grazie alla sua posizione geografica, si presta ad essere trasformata in snodo logistico focale per le merci cinesi destinate ai mercati europei, mediorientali e africani.

Figura 3 – Quanto vi trovate d’accordo o in disaccordo con le seguenti affermazioni?
“L’Unione Europea aiuta a proteggere i cittadini europei dagli effetti negativi della globalizzazione” (%)
Fonte: Eurobarometer, 2017.

 

Figura 4 – Quanto vi trovate d’accordo o in disaccordo con le seguenti affermazioni?
“L’Unione Europea consente ai cittadini europei di trarre maggior beneficio dagli effetti positivi della globalizzazione” (%)
Fonte: Eurobarometer, 2017.

 

Oltre agli aspetti economici e geopolitici delle relazioni sino-greche, è importante anche cogliere le affinità culturali esistenti fra i due paesi. Nonostante possa sembrare improbabile che queste abbiano giocato un ruolo rilevante nel rafforzamento delle relazioni bilaterali, esse hanno offerto un’ulteriore piattaforma per il dialogo bilaterale, aggiungendo un ulteriore livello di profondità all’interazione tra Grecia e Cina e favorendo l’emergere di una narrazione condivisa rispetto alla quale il pubblico di entrambi i paesi può essere ricettivo. Essendo entrambi i paesi giustamente orgogliosi del proprio antico passato e delle tradizioni stratificatesi nei millenni, articoli dedicati a diverse iniziative di scambio culturale hanno trovato risalto nei media nazionali. È stata la Cina, in particolare, ad aver promosso la dimensione culturale delle relazioni sino-greche. Questa impostazione può essere ricollegata al fatto che la dirigenza cinese ha deciso da tempo che la cultura cinese tradizionale debba essere il motore principale del soft power del paese; in questo senso, la Grecia rappresenta un test importante per verificare quanto efficace sia questo approccio.[11]

Il fatto che le Olimpiadi di Pechino nel 2008 siano state organizzate dopo quelle di Atene del 2004 ha offerto il contesto perfetto per rafforzare il versante culturale delle relazioni fra i due paesi. Nel periodo compreso tra settembre 2007 a settembre 2008 è stato celebrato l’“Anno della cultura greca in Cina”, mentre nel 2017 è stato organizzato il “China-Greece Year of Cultural Exchanges and Cooperation in Creative Industries” e Atene ha ospitato la prima conferenza ministeriale degli Stati appartenenti al cosiddetto “Ancient Civilization Forum”, ossia Bolivia, Cina, Egitto, Grecia, India, Iran, Iraq, Italia, Messico e Perù. La seconda edizione si è tenuta in Bolivia nel luglio 2018.[12] Il poter far leva sulla propria storia e cultura per riequilibrare in qualche modo il piano delle relazioni con una Cina sempre più ricca e prospera può essere visto come un altro tentativo da parte greca di mitigare l’umiliazione subita in seguito alla crisi del debito.

Occorre però concludere questa analisi evidenziando che ci sono limiti chiari oltre i quali le relazioni sino-greche difficilmente potranno indirizzarsi. Secondo il già citato rapporto dello IIER, la ricerca di un’alternativa alla UE e di nuovi capitali ha creato grandi aspettative in Grecia, nel momento in cui la Cina si è dimostrata disponibile a giocare un ruolo più attivo nel paese. Tuttavia, questo entusiasmo potrebbe attenuarsi con altrettanta rapidità, specialmente qualora la Grecia faticasse a riconoscere benefici concreti derivanti dal suo essersi avvicinata alla Cina. Non si tratta di uno scenario poco plausibile, anche in considerazione del fatto che i capitali dei quali la Grecia ha bisogno sono di gran lunga superiori a quelli che la Cina intende offrire a un paese al quale non riconosce la stessa importanza strategica di altri, come ad esempio il Pakistan (la cui stabilità economica e politica è ben più cruciale per gli interessi cinesi). Non ci sarebbe quindi da stupirsi se l’opinione pubblica greca cambiasse drasticamente idea sul ruolo di Pechino, andando così ad intaccare la stabilità delle relazioni fra i due paesi. Allo stesso tempo, mentre l’avvicinamento greco alla Cina si basa in maniera sostanziale sul supporto di un’opinione pubblica tutto sommato volubile, le relazioni istituzionali, politiche ed economiche fra Atene e Bruxelles non sono mai venute realmente meno. Anche sul versante della sicurezza, difficilmente la Cina potrà o vorrà aiutare la Grecia nel gestire la crisi migratoria che la affligge, o sbilanciarsi a favore di Atene contro la Turchia – un paese con il quale Pechino mira a cooperare in Medio Oriente per contrastare il terrorismo nella regione ed entro i propri confini nazionali.

Traduzione dall’inglese a cura di Andrea Ghiselli

 

[1] Georgi Gotev, “EU unable to adopt statement upholding South China Sea ruling”, Euracitv, 14 luglio 2016, disponibile all’Url https://www.euractiv.com/section/global-europe/news/eu-unable-to-adopt-statement-upholding-south-china-sea-ruling/.

[2] Robin Emmott e Angeliki Koutantou, “Greece blocks EU statement on China human rights at U.N.”, Reuters, 18 giugno 2017, disponibile all’Url https://www.reuters.com/article/us-eu-un-rights/greece-blocks-eu-statement-on-china-human-rights-at-u-n-idUSKBN1990FP.

[3] “Alexis Tsipras: Greece reclaiming prominent role in the Balkans”, The Greek Observer, 29 giugno 2018, disponibile all’Url: http://thegreekobserver.com/politics/article/45985/alexis-tsipras-greece-reclaiming-prominent-role-in-the-balkans/.

[4] “China, Greece ink MOU to promote Belt and Road Initiative”, Xinhua, 28 agosto 2018, disponibile all’Url http://www.xinhuanet.com/english/europe/2018-08/28/c_137425525.htm.

[5] Sébastien Falletti, “La Grèce, cheval de Troie de la Chine dans l’UE”, Le Point, 20 giugno 2017, disponibile all’Url https://www.lepoint.fr/monde/la-grece-cheval-de-troie-de-la-chine-dans-l-ue-20-06-2017-2136800_24.php.

[6] Philip Chrysopoulos, “Greece Is China’s Most Reliable EU Friend, says President Xi Jinping”, Greek Reporter, 5 luglio 2016, disponibile all’Url https://greece.greekreporter.com/2016/07/05/greece-is-chinas-most-reliable-eu-friend-says-president-xi-jinping/.

[7] Plamen Tonchev (a cura di), “China’s image in Greece, 2008-2018”, International Economic Relations, ottobre 2018, disponibile all’Url http://idos.gr/wp-content/uploads/2018/10/China-Image-in-Greece_9-10-2018.pdf.

[8] General Public Opinion, “Έρευνα κοινής γνώμης για την εικόνα της Κίνας στην Ελλάδα” [Indagine sull’immagine della Cina nell’opinione pubblica greca], 1 dicembre 2016, disponibile all’Url http://gpo.gr/el/erevna-koinis-gnomis-gia-tin-eikona-tis-kinas-stin-ellada/ (link in greco).

[9] Non è certo, comunque, fino a che punto sarà possibile per l’opinione pubblica e le élite greche essere a favore di relazioni più strette con la Cina senza il timore di compromettere in maniera eccessiva i valori propri della società greca.

[10] Jinghan Zeng, “Does Europe matter? The role of Europe in Chinese narratives of ‘One Belt One Road’ and ‘New Type of Great Power Relations’”, Journal of Common Market Studies 55 (2017) 5: 1162-1176.

[11] Per uno studio dettagliato sul ruolo della cultura tradizionale come base del soft power cinese, si veda: William A. Callahan e Elena Barabantseva (a cura di), China Orders the World: normative soft power and foreign policy (Baltimora: The Johns Hopkins University Press, 2011).

[12] Gli eventi e le iniziative organizzate nel contesto di “Greece-China 2017” possono essere consultati all’Url http://greece-china2017.gr/.

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