Le relazioni commerciali dell’UE con l’ASEAN: stato dell’arte e prospettive future

Nell’aprile 2007 il Consiglio dell’UE approva il mandato con cui si autorizza la Commissione europea a iniziare i negoziati per l’accordo di libero scambio (FTAs) con l’ASEAN, di cui fanno parte Myanmar, Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam. La UE aveva ipotizzato tre possibili scenari: un FTA tra UE e ASEAN nel suo insieme; un FTA con l’ASEAN, con l’esclusione dei tre Paesi meno sviluppati (Laos, Cambogia e Myanmar); FTAs bilaterali con Brunei, Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Vietnam e Thailandia – Paesi con i quali la UE aveva già avviato accordi di cooperazione e partnership individuali.

La Commissione europea alla fine propende per un approccio regionale per il negoziato con l’ASEAN. Nel maggio 2007 il meeting congiunto dei Ministri economici dell’UE-ASEAN, svoltosi nel Brunei, decide l’avvio dei negoziati per l’accordo di libero scambio.

Nel marzo 2009, tuttavia, entrambe le parti concordano di prendere una pausa dalle trattative per riflettere meglio sul format più appropriato per il negoziato futuro. Lo stallo è dovuto a questioni di tipo politico –a causa della posizione del Myanmar destinatario delle sanzioni dell’UE per le continue violazioni dei diritti umani –  nonché a questioni di tipo economico, legate al fatto che l’ASEAN, nel suo insieme, non appare ancora pronta a soddisfare le grosse aspettative che la UE nutre nei suoi confronti. L’ASEAN ha, infatti, un processo decisionale debole e di fatto un potere nullo per obbligare un Paese membro ad adottare le proprie decisioni.

Alla luce di queste difficoltà, l’UE decide quindi di avviare dei negoziati con singoli Paesi membri dell’ASEAN. Lo scopo di questi FTAs bilaterali è in realtà la costituzione di “building blocks” che potrebbero rappresentare la base per un futuro FTA regionale con l’ASEAN nel suo insieme (vedi l’intervista a Ranieri Sabatucci su RISE/2).

Attualmente, lo stato di avanzamento dei colloqui dell’UE con i singoli Paesi ASEAN è il seguente:

Singapore

L’UE e Singapore hanno completato i negoziati per un ampio accordo di libero scambio il 17 ottobre 2014. L’accordo siglato deve essere ancora approvato formalmente dalla Commissione europea e dal Consiglio dei Ministri nonché ratificato dal Parlamento europeo. Un parere della Corte di giustizia, chiesto dalla Commissione europea, chiarirà in merito alla competenza dell’UE a firmare e ratificare l’accordo di libero scambio con Singapore (competenza mista o esclusiva ai sensi dell’art. 207 TFUE) prima che la procedura di approvazione dell’accordo di libero scambio sia lanciata. Tale parere dovrebbe essere reso noto dalla Corte probabilmente prima della pausa estiva.

L’Accordo parafato copre i settori della liberalizzazione tariffaria, delle barriere non tariffarie, delle misure SPS (sanitarie e fitosanitarie), della facilitazione agli scambi, della liberalizzazione dei servizi e del commercio elettronico, della protezione investimenti, dell’apertura degli appalti pubblici, della tutela della proprietà intellettuale, incluse le Indicazioni Geografiche (IIGG).

Vietnam

Il 4 agosto 2015 è stata data la notizia ufficiale del raggiungimento di un “accordo di principio” sui negoziati di libero scambio tra UE e Vietnam avviati nel giugno 2012.

I parametri dell’intesa, successivamente declinati in testi giuridici saranno presentati al vaglio e all’approvazione del Consiglio e del Parlamento Europeo, verosimilmente nella seconda metà del 2017, per consentire la conclusione formale dell’iter negoziale e, finalmente, l’approvazione e la firma dell’Accordo.

Per quanto riguarda il contenuto dell’intesa, pur trattandosi di un negoziato con un Paese in via di sviluppo, vi sono forti principi di simmetria che rappresentano, in chiave strategica, un importante precedente per i negoziati con gli altri Paesi ASEAN.  L’Accordo con il Vietnam ha, quindi, il pregio di rappresentare un benchmark, in verità abbastanza elevato, al di sotto del quale non potranno posizionarsi altri Paesi asiatici “emergenti o emersi”. Tale risultato è stato reso possibile dalla scelta del Vietnam di perseguire la liberalizzazione degli scambi come uno dei percorsi del processo di riforma economica avviato a metà degli anni ’80.

Il testo dell’intesa prevede un collegamento giuridicamente vincolante con l’Accordo di partenariato e cooperazione (PCA) Unione Europea-Vietnam (firmato nel giugno 2012), con particolare riferimento alle previsioni sul carattere essenziale del rispetto dei diritti umani, democrazia e stato di diritto nei rapporti UE-Vietnam, anche ai fini dell’adozione di possibili misure (inclusa la sospensione) in caso di violazione dell’Accordo. Inoltre, vengono previsti impegni in merito all’adesione agli standard e alle convenzioni ILO, alla promozione della Corporate Social Responsibility e alla tutela dell’ambiente.

Per quanto riguarda l’accesso al mercato dei beni, è previsto un tasso di liberalizzazione pari al 99% delle linee tariffarie, sia in termini numerici sia di valore, con un principio, come detto, di simmetria degli impegni.

Nel campo delle barriere non tariffarie, vanno menzionati l’impegno del Vietnam ad aderire agli standard internazionali; le previsioni sulle licenze e le procedure doganali; i progressi conseguiti nel settore SPS per l’esportazione di prodotti animali e vegetali, con il riconoscimento dei principi di regionalizzazione e il riconoscimento della UE come singola entità.

Anche l’accesso al mercato dei servizi è valutato positivamente. Importanti sono anche gli aspetti relativi agli appalti pubblici ed alla tutela delle IIGG.

Filippine

 I negoziati per un Accordo di libero scambio con Manila sono stati avviati nel maggio 2016. L’obiettivo è quello di puntare ad un accordo ambizioso che si ponga come benchmark i risultati conseguiti con il Vietnam anche relativamente alla protezione delle IIGG. Le Filippine nel complesso sono un Paese in cui sono molto protetti settori di interesse europeo e italiano come l’automotive, la meccanica, le bevande alcoliche e l’agrifood. Molto impegno negoziale richiedono anche i settori delle misure SPS e dei Servizi.

Malaysia

Potrebbe rappresentare il modello di FTA per le future trattative con l’ASEAN poiché le condizioni economiche e sociali della Malaysia sono più simili a quelle del resto degli altri membri. Tuttavia, le scadenze elettorali e la negoziazione per l’adesione ai negoziati della Trans-Pacific Partnership (TPP) hanno rallentato l’esercizio di “scoping exercise” propedeutico all’accordo con l’UE. La Commissione ha poi deciso nel 2016 di sospendere il negoziato a causa degli scarsi progressi e della scarsa flessibilità di Kuala Lumpur.

Thailandia

Il negoziato non è stato mai stato formalmente sospeso e potenzialmente i contatti potrebbero riprendere in qualsiasi momento. Le ragioni politiche – colpo di Stato militare del maggio 2014 –  che hanno condotto a una assenza di contatti sembrano, tuttavia, non essersi sino ad oggi modificate. Spetta comunque al Consiglio dell’UE avviare una valutazione su un eventuale mutamento della situazione in Thailandia.

Indonesia

Il negoziato è stato lanciato nel settembre 2016. I più recenti contatti con gli indonesiani dimostrano, tuttavia, una latente preoccupazione di Giacarta per i “riposizionamenti” sullo scacchiere globale a seguito dell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, alla rinuncia statunitense al TPP e a una possibile escalation nelle relazioni sino-americane foriera di reciproci ostacoli, con possibile diversione di prodotti cinesi sul mercato indonesiano. Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente sul clima negoziale, concentrato in particolare sugli ostacoli tariffari e non tariffari relativi all’importazione in Indonesia di beni di consumo ed ai problemi connessi all’export dell’olio di palma, di cui l’Indonesia è tra i principali produttori mondiali. Il prossimo round è previsto non prima di settembre e comunque nella seconda metà del 2017 (in ciò alimentando la sensazione che Giacarta voglia prima attendere gli sviluppi sino-americani e l’avvio dei negoziati sulla Brexit).

Sullo sfondo di tale scenario, all’inizio di quest’anno la Commissione europea ha invitato l’ASEAN a fare un esercizio di inventario “stocktaking” per verificare le condizioni di un possibile impegno mirato a favorire una ripresa negoziale “region to region“. A tal fine è stato proposto, dalla stessa Commissione europea, l’avvio di colloqui formali a livello regionale per concordare un quadro che possa stabilire i parametri di un futuro accordo di libero scambio UE-ASEAN. Ad ogni modo, l’avvio di tale esercizio lascia impregiudicato il prosieguo dei negoziati bilaterali di libero scambio tra l’UE ed i singoli Stati Membri dell’ASEAN che costituiscono i singoli “building blocks” della costruzione di questa importante integrazione economica e commerciale dell’UE con la regione del Sud-est asiatico.

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