La relazione tra Cina e Grecia: Colloquio con Vassilios Costis, Ambasciatore della Grecia presso la Rpc

Pechino – Cina e Grecia hanno di recente rafforzato il proprio partenariato strategico bilaterale con un’importante visita del premier cinese Li Keqiang ad Atene nel giugno scorso, con investimenti nell’industria marittima e della logistica greca (soprattutto nel porto del Pireo), con i progetti di espansione del maggiore gruppo di trasporto marittimo cinese, Cosco (China Ocean Shipping Company), e con il rinnovato interesse di Pechino al finanziamento del debito sovrano della Grecia. La Cina, ha sottolineato di recente Li Keqiang, durante il vertice Asem (Asia – Europe Meeting) che si è tenuto a Milano il 16 e il 17 ottobre scorsi, è poi interessata a investimenti in altre grandi infrastrutture del paese, come l’aeroporto internazionale di Atene e la rete ferroviaria nazionale.

L’appetito del vecchio continente e soprattutto dei paesi dell’Europa meridionale per gli investimenti cinesi è da tempo oggetto di discussione. Un recente rapporto di Dagong Europe, la filiale europea con sede a Milano dell’agenzia di rating cinese, ha incoraggiato gli investimenti cinesi nel settore dei network di utilities, ma l’interesse cinese verso le aziende del vecchio continente spazia per i più diversi settori industriali. “Non riesco a nutrire riserve riguardo agli investimenti, specialmente dalla Cina – ha affermato Vassilios Costis, ambasciatore greco a Pechino – e ogni Paese europeo accoglie con favore gli investimenti cinesi: in realtà, siamo in competizione gli uni con gli altri per chi attrae più investimenti cinesi.

Non ho mai visto un paese europeo esprimere riserve riguardo agli investimenti cinesi, tantomeno la Grecia. Vedremo come evolve questo andamento. Se si verificheranno problemi, dovremo risolverli. Siamo a uno stadio iniziale degli investimenti cinesi in Europa: non sono ancora di dimensioni enormi”.

  • Lo scorso giugno, il primo ministro cinese, Li Keqiang, ha passato tre giorni in Grecia in visita ufficiale. Il governo greco ha espresso soddisfazione per la partecipazione attiva della Cina nei progetti di privatizzazione dei porti del Pireo e di Salonicco, così come di parte dell’operatore ferroviario Trainose, del gruppo Rosco e di alcuni aeroporti regionali. Qual è – nella sua prospettiva – la fondamentale ragione strategica per gli investimenti cinesi nelle infrastrutture greche, e quali le prospettive nel lungo periodo?

Entrambe le visite del primo ministro greco in Cina lo scorso anno, così come quella di Li Keqiang in Grecia lo scorso giugno, sono state un successo. Si può dire che siamo al punto più alto nei rapporti bilaterali da quando le relazioni diplomatiche tra i due paesi sono state normalizzate 42 anni fa.

Perché la Cina è interessata alla Grecia? Anzitutto per la sua collocazione geografica: è ideale secondo i nostri amici cinesi, e può essere utilizzata come porta d’ingresso dei prodotti cinesi nell’Unione europea. In secondo luogo, a quattro anni dall’inizio della crisi economica, abbiamo realizzato importanti riforme, che modernizzano le strutture di base della nostra economia. Questo genera fiducia e costituisce una base solida per investire in Grecia. Ora la Cina sta partecipando attivamente al programma di privatizzazione nel porto del Pireo; ha mostrato interesse negli aeroporti, nel settore energetico; vedremo i risultati, ma l’interesse c’è ed è forte. Altri settori interessanti dell’economia greca sono le infrastrutture, il turismo, l’immobiliare, la logistica in generale. Abbiamo numerose importanti società cinesi che operano in Grecia. A parte Cosco, merita citare Huawei, Zte, e i gruppi energetici che operano nel programma di sviluppo delle energie rinnovabili.

  • La Cina è stata uno dei più importanti sostenitori degli sforzi della Grecia per uscire dalla crisi finanziaria nel 2010, con la visita dell’allora primo ministro Wen Jiabao. Il governo cinese continua ad aiutare la ripresa economica della Grecia attraverso l’acquisto di buoni del Tesoro e l’aumento delle importazioni di merci greche. In che ordine di grandezza vi aspettate l’acquisto dei titoli greci e quali sono le prospettive per una riduzione del deficit commerciale greco con la Cina?

Il contributo della Cina al superamento della crisi nell’Eurozona, e in Grecia in particolare, è stato molto rilevante. Quanto all’acquisito del debito sovrano, è giusto dire che la visita del primo ministro cinese a giugno ha sottolineato l’impegno verso il nostro paese e che la Cina è pronta a comprare i bond greci. Non sono nella posizione di spiegare come e di fornire cifre esatte, ma l’impegno c’è: è in corso la discussione, probabilmente vedremo i risultati nelle prossime settimane o nei prossimi mesi. Per quanto riguarda il deficit commerciale, durante la visita del nostro primo ministro lo scorso anno, i due governi hanno raggiunto un accordo per raddoppiare il volume degli scambi bilaterali, da quattro miliardi a otto miliardi di euro, nell’arco dei prossimi due anni. Spero che possiamo raggiungere l’obiettivo da entrambe le parti, in modo da ridurre il deficit commerciale tra i due paesi.

  • La Cina ha lanciato un meccanismo noto come 16+1 con i paesi dell’Europa centrale e orientale. Quale è il punto di vista greco su questo recente sviluppo, e che spazio politico ritiene che ci sia per replicare questo format nei paesi dell’Europa meridionale?

La cooperazione tra Cina e Unione europea è molto promettente. Lo scorso novembre, durante il summit Ue-Cina, le due parti hanno siglato un’agenda 2020 per la cooperazione. Si tratta di uno strumento molto completo per raggiungere ulteriori progressi. Recentemente a Milano, durante il vertice Asem (AsiaEurope Meeting), le due parti si sono impegnate a concludere il prima possibile il trattato sugli investimenti, uno sviluppo che sarebbe estremamente importante. Il format 16+1 riguarda sia alcuni paesi membri dell’Ue che paesi non membri. È un’iniziativa complementare alla complessiva relazione Ue-Cina che può produrre risultati positivi. Non ho notizia di un eventuale format di cooperazione con i paesi dell’Europa meridionale: circolano idee su differenti modelli, al di là degli strumenti già esistenti, ma l’unica realtà che conosco è il 16+1: potrebbe essere applicata ad altre regioni, ma bisogna stabilirne i contenuti.

  • Recentemente, gli investitori cinesi sembrano interessati ad entrare nel settore delle terre rare in Grecia. Quali sono le opinioni prevalenti ad Atene su questo punto?

Siamo molto interessati alla promozione di questo tipo di cooperazione. Recentemente, investitori cinesi hanno visitato il Ministero dell’Energia greco e si sono detti d’accordo sull’opportunità di creare un gruppo di lavoro per studiare ulteriori possibilità e un’eventuale cooperazione sull’esplorazione delle terre rare e sullo scambio di know-how. Sono ottimista: si potrebbe creare una cornice di cooperazione. Dipende dalla quantità e dalla qualità di terre rare e dai costi di estrazione. L’aspetto positivo è che c’è l’accordo per attivare un gruppo di lavoro, il che significa che esistono prospettive concrete.

  • La Grecia e la Cina hanno lanciato un forum per la cooperazione marittima. Quali attività pratiche immagina per questo forum?

La Grecia è un paese rivierasco con un’importante proiezione sui mari. Abbiamo una stretta collaborazione con la Cina nel settore dell’industria dei trasporti navali. Ora, quello che cerchiamo di promuovere è la cooperazione in certe aree come, per esempio: la tecnologia marittima, la protezione ambientale dei mari, la prevenzione e la gestione dei disastri, programmi di infrastrutture per le esportazioni. In quest’ottica è rilevante il fatto che la Cina stia promuovendo una “Via della seta marittima” del XXI secolo. La Grecia sostiene attivamente questo progetto: il forum svoltosi a giugno ad Atene sul tema ha avuto grande successo; speriamo di replicare a Pechino l’anno prossimo, perché il 2015 sarà l’anno della cooperazione marittima tra la Grecia e la Cina.

  • Nel comunicato congiunto alla fine della visita di Li Keqiang si fa riferimento al “rispetto dei reciproci interessi irrinunciabili”. Potrebbe illustrare quali sono tali interessi nel caso della Grecia e nel caso della Cina?

Si tratta di un riferimento generico che si riscontra quasi ovunque negli accordi tra paesi amici: occorre tenere in considerazione gli interessi dell’altra parte.

  • Di recente, il Financial Times ha pubblicato una serie di articoli sugli interessi della Cina in Europa, soprattutto nelle economie più vulnerabili. Un analista italiano, Luigi de Vecchi, presidente per la Continental Europe di Citigroup, ha paragonato questo fenomeno alla situazione in Europa dopo la seconda guerra mondiale, come fosse l’alba di un secondo piano Marshall. È d’accordo?

Penso che sia esagerato parlare di un secondo piano Marshall che fu lanciato dopo i disastri della seconda guerra mondiale. Ora abbiamo un approccio più bilanciato e un comune interesse di Cina ed Europa a proiettare le relazioni economiche bilaterali verso un nuovo livello. Il China Go Abroad Program in Europa meridionale può aiutare a combattere la disoccupazione: penso sia una situazione win-win, che accogliamo con favore, come penso anche i governi italiano e spagnolo. Per molti versi è una naturale evoluzione delle cose: viviamo in un mondo globalizzato e sta a noi decidere di quale tipo di investimenti abbiamo bisogno per la nostra economia, che vengano dalla Cina o da altre parti del mondo. Abbiamo una solida cornice legale, che è l’acquis communautaire, il corpus normativo dell’Unione europea: dal momento che stiamo riemergendo da una grave crisi economica, e che stiamo affrontando un problema di disoccupazione in Europa, abbiamo bisogno di investimenti. Nel caso della Grecia, noi accogliamo gli investimenti con favore e non nutriamo riserve sulle intenzioni del governo o delle società cinesi: valuteremo eventuali problemi quando si manifesteranno. Non dimentichiamo che le dimensioni di cui stiamo parlando sono ancora relativamente modeste: siamo solo all’inizio di questa nuova e interessante fase di proiezione finanziaria e industriale della Cina verso l’Europa.

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