La privatizzazione della protezione del personale e delle infrastrutture cinesi all’estero

Questo articolo riassume i risultati di una ricerca pubblicata dall’autore per la Rajaratnam School of International Studies: Alessandro Arduino, Security privatization with Chinese characteristics. The role of Chinese private security corporations in protecting Chinese outbound investments and citizens, RSIS Policy Reports, giugno 2015.

L’espansione degli investimenti esteri cinesi – e in particolare di quelli rivolti all’approvvigionamento di risorse naturali dall’Asia centrale e dall’Africa – ha ampliato le possibilità che crisi internazionali possano pregiudicare la sicurezza dei cittadini e degli interessi economici della Rpc. Taluni dei paesi che cedono alle imprese di Stato cinesi i diritti di sfruttamento delle risorse naturali – in particolar modo i diritti sull’estrazione di idrocarburi e minerali – non hanno infatti la capacità strutturale di garantire una sicurezza adeguata ai lavoratori cinesi espatriati. Pertanto, le aziende cinesi che investono all’estero rappresentano un facile bersaglio per svariati attori criminali, che spaziano dai terroristi ai gruppi antigovernativi, sino ad arrivare a bande criminali che individuano nei cittadini cinesi – compresi i turisti – facoltosi bersagli.

Anche se il venir meno del monopolio della sicurezza in capo agli Stati non è una novità recente, vi è ancora profonda incertezza sull’operato delle private security corporations (Psc) cinesi. In ogni caso, in considerazione della qualità e dei volumi degli investimenti esteri di Pechino, il ruolo delle “società di sicurezza private con caratteristiche cinesi” è tale da influenzare profondamente il settore della sicurezza privata internazionale, tenuto conto soprattutto del crollo dei contratti offerti dai Dipartimenti di Stato e della Difesa Usa in aree come Iraq ed Afghanistan.

Nel corso degli ultimi anni, l’uccisione di tre ingegneri cinesi in Pakistan (2006), il rapimento di 29 cittadini cinesi da parte di ribelli sudanesi (2012), l’esplosione di violenza contro i lavoratori cinesi in Vietnam (2014), e il rapimento di un cittadino cinese da parte dei talebani (2014) hanno evidenziato una tendenza assai preoccupante per Pechino. Rispetto agli Stati Uniti, la Cina non è impegnata in confitti su larga scala e non ha la necessità di privatizzare servizi di supporto alle truppe in zone di guerra; tuttavia la necessità di garantire protezione e consentire l’eventuale evacuazione dei propri cittadini in caso di emergenza in diverse aree del globo potrebbe forzare Pechino a riconoscere formalmente l’utilizzo delle Psc. Le aree a rischio in cui sono presenti interessi cinesi includono Afghanistan, Egitto, Libia, Pakistan, Iraq e Sudan.Nell’ultimo biennio la concorrenza tra le Psc internazionali per entrare nel mercato cinese è divenuta sempre più serrata. Per operare in Cina, le Psc internazionali devono sottostare all’obbligo non dichiarato di trovare un partner tra le Psc locali, al fine di operare più liberamente nel limbo normativo cinese. La necessità per le Psc internazionali di creare joint venture (o quantomeno di non apparire come società straniere a tutti gli effetti) presenta diverse somiglianze con la situazione sperimentata dalle prime società multinazionali che, desiderose di entrare nel mercato cinese, erano disponibili a qualsiasi tipo di partnership con attori locali.

L’approccio cinese all’utilizzo di Psc internazionali ha inoltre ulteriori obiettivi, tra cui la necessità di migliorare il livello qualitativo degli attori locali nella gestione del rischio e nell’uso della violenza, richiamandoli alle “best practice” suggerite da società con decenni di esperienza sul campo. Nel frattempo non bisogna sottovalutare come Pechino abbia già migliorato la capacità di gestire l’evacuazione di cittadini cinesi a seguito di crisi internazionali, come è avvenuto in Libia nel 2011 e più recentemente in Yemen. In quest’ultima crisi, lo sforzo congiunto tra le missioni diplomatiche cinesi nell’area e le navi da guerra della Marina militare cinese (fregate Linyi e Weifang) presenti nel Golfo di Aden ha reso possibile il trasferimento di centinaia di cittadini cinesi dallo Yemen a Gibuti. Il crescente livello di operatività delle forze cinesi nell’area è simboleggiato dal fatto che le due fregate hanno attraccato direttamente in un porto straniero, mentre durante la precedente evacuazione in Libia la fregata lanciamissili Xuzhou aveva fornito solamente un supporto a largo raggio.

Dalla conclusione della guerra fredda i settori di attività delle Psc sono in aumento a causa di vari fattori, tra cui spiccano i seguenti tre:

  • la diffusa smobilitazione di grandi eserciti dopo il crollo dell’Unione Sovietica, e la conseguente maggiore disponibilità sul mercato di operatori qualificati che spaziano dalle forze speciali, all’intelligence, sino ai tecnici specializzati nell’utilizzo dei droni;
  • il cambiamento delle modalità di conflitto, dalla guerra totale a confitti ibridi con l’intervento di attori non statuali;
  • la globalizzazione economica e l’aumento degli investimenti diretti esteri, con la conseguente necessità di supporto per la gestione della sicurezza in aree di crisi.

Dall’inizio del nuovo millennio, diverse aziende cinesi nel settore hanno messo a punto il proprio modello d’impresa, partendo dalla protezione personale (guardie del corpo per clienti facoltosi) sino a operazioni di sicurezza internazionali. Mentre il Ministero degli Affari esteri e il Consiglio degli affari di Stato cinesi stanno ancora dibattendo sulle modalità operative e legali di impiego delle Psc, le opportunità di business ad alto profitto sono già state intuite da un crescente numero di fornitori di servizi di sicurezza. Le Psc cinesi possono essere suddivise in quattro macro gruppi:

1. società dedite alla protezione personale e al recupero crediti;

2. società che offrono servizi specializzati in settori che spaziano dalla sicurezza aziendale alla protezione della proprietà intellettuale, sino alla logistica per trasporti blindati;

3. società che collaborano con aziende straniere al fine di fornire supporto durante le gare d’appalto cinesi per servizi di sicurezza internazionale o nell’analisi del rischio;

4. società con profilo internazionale che cooperano con il Ministero degli Affari esteri e con le grandi imprese statali.

Il primo gruppo, in crescita, coinvolge centinaia di aziende che beneficiano di manodopera a basso costo e di relazioni di favore a livello locale, avvantaggiandosi inoltre della mancanza di una normativa precisa. Anche il secondo gruppo è in crescita, a causa delle crescenti necessità di protezione della proprietà intellettuale e di contrasto dello spionaggio industriale sperimentate da parte dei nascenti marchi cinesi. Questo gruppo di Psc presenta un maggior livello di sofisticazione rispetto al primo, come testimoniato per esempio dall’azienda Keen Risk Solutions di Shenzhen, che offre servizi dedicati alla protezione aziendale. Questo segmento è inoltre affiancato da gruppi internazionali come Control Risk, che operano già con propri uffici in Cina fornendo servizi di consulenza sulla lotta alla corruzione e la valutazione del rischio per le operazioni di finanza straordinaria.

Il terzo gruppo comprende una vasta gamma di attori che beneficiano di una rete di collegamenti con imprese di Stato, Ministero della Difesa nazionale e Ministero degli Affari esteri, oltre che del partenariato con Psc internazionali. Aziende come Jin Wei Security a Shanghai – che collabora con la britannica Ngs – forniscono servizi di sicurezza internazionali per vip cinesi in aree a basso rischio. Tra le aziende appartenenti al quarto gruppo è infine possibile elencare le seguenti: Vss Security Group, che opera per conto di Cnpc in Iraq e Afghanistan; Huawei Security, che fornisce servizi di sicurezza e protezione da sequestri; Dingtai Anyuan International Security & Defense (Dtay), che opera principalmente nella protezione di pozzi petroliferi in Iraq; e Huaxin Security, che coopera con società di Singapore nel settore del contrasto della pirateria. Altre aziende preferiscono commercializzare i propri servizi tramite società registrate a Hong Kong e con uffici a Pechino, come nel caso dei servizi di logistica in Sudan forniti dalla società Frontier Services Group (Fsg), che beneficia dell’esperienza del proprio presidente Erik Prince, fondatore della Psc americana Blackwater.

Così, mentre da un lato la partecipazione dell’Esercito popolare di liberazione (Epl) alle attività economiche è stata decisamente ridimensionata nel corso degli ultimi vent’anni, dall’altro le imprese di Stato – anche attraverso l’impiego di Psc a protezione dei propri interessi all’estero – paiono sempre più in grado di influire sulla definizione della politica estera cinese. E questo sullo sfondo della campagna anticorruzione, che – promossa dal Presidente Xi Jinping anche all’interno delle Forze armate – ha ulteriormente allontanato l’Epl dal settore imprenditoriale, riducendone i margini di manovra nell’area economica proprio nel momento in cui l’impiego di Psc proietta invece sempre più le imprese di Stato nella sfera della sicurezza internazionale.

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