Il Partito comunista cinese e la lezione di Singapore

Non è un mistero che i leader cinesi siano da molto tempo affascinati dal cosiddetto “modello Singapore”, in cui un partito autoritario, il People Action Party (Pap) detiene il monopolio del potere politico, riuscendo al contempo a garantire una forte crescita. Deng Xiaoping invitò apertamente i cinesi ad adottare le politiche già sperimentate a Singapore in vari settori e oggi la Cina manda ogni anno centinaia di funzionari in visita di studio nella piccola città-stato.

Tuttavia quel che Singapore ha di bello e di attraente agli occhi di Pechino sembra cambiare col passar del tempo. Se nel 1978, quando iniziò l’idillio, ciò che impressionava Deng Xiaoping era la capacità del Pap di portare l’economia della città-stato verso sempre maggiori vette di sviluppo, ciò che rende Singapore attraente all’inizio del XXI secolo è piuttosto la capacità del Pap di eludere la domanda di maggiore partecipazione politica espressa da una fiorente classe media. L’attenzione dei leader cinesi è oggi rivolta non tanto al miracolo economico di Singapore quanto al successo del suo sistema politico.

La più recente prova di questo nuovo fascino di Singapore viene da Yu Keping, studioso e funzionario di alto livello del Partito Comunista Cinese (Pcc), che è considerato uno dei principali consiglieri del presidente Hu Jintao. In una conferenza tenuta alla Brookings Institution di Washington il 9 maggio scorso, Yu ha affermato che “la cosa più interessante (dell’esperienza di Singapore) è il governo a partito unico”. Yu Keping acquisì notorietà alcuni anni fa sostenendo che “La democrazia è una buona cosa” e da allora è considerato all’interno dell’establishment una figura pro-democrazia. L’interesse che ha manifestato a Washington per il sistema di governo a partito unico di Singapore è indicativo dell’attuale atteggiamento mentale della dirigenza cinese sul futuro delle riforme politiche nella Repubblica popolare cinese.

A capo di quello che è ormai la seconda economia mondiale, i leader cinesi non hanno più bisogno (o almeno così credono) di imparare le regole economiche dagli altri. Ma i cambiamenti sociali conseguenti al successo economico sono diventati un grosso problema politico. In particolare, i leader comunisti non hanno esperienza nel trattare con una classe media opulenta e, in qualche modo, pensano che Singapore possa offrire utili suggerimenti.

Ironicamente, soltanto due giorni prima che Yu esaltasse Singapore negli Stati Uniti, il Pap aveva subìto, nelle elezioni parlamentari, la più consistente perdita di voti e seggi della sua storia. Immediatamente dopo le elezioni, Lee Kwan Yew, il padre fondatore della Singapore moderna e simbolo del suo autoritarismo si è dimesso dal suo ruolo di influente consigliere del governo. Alcune analisti ritengono che queste elezioni rappresentino l’inizio dello smantellamento del governo a partito unico di Singapore. Se così fosse, il Pcc dovrebbe cercare un altro modello a cui ispirarsi.

Un problema fondamentale, in ogni caso, è che i casi di Singapore e della Rpc sono difficilmente comparabili. Entrambi i paesi hanno un governo a partito unico ma, per il resto, non potrebbero essere più diversi: l’uno è una città-stato di 5 milioni di abitanti, l’altro una potenza continentale di 1,3 miliardi di persone; uno è membro del club dei paesi più avanzati (Ocse), l’altro sta solo ora accedendo al gruppo dei paesi a reddito medio-basso.

Anche i due partiti unici al potere sono molto diversi fra loro: il Pcc è portatore di un’enorme eredità (o fardello) ideologica marxista-maoista, con 80 milioni di iscritti, mentre il Pap non s’ispira notoriamente ad alcuna ideologia politica e ha soltanto alcune centinaia di iscritti. In altre parole, comunque si valuti l’esperienza di Singapore, essa non può in realtà costituire un modello di riferimento per la Cina.

Il Pcc è stato sinora capace di apprendere rapidamente ed efficacemente ma un buon “apprendistato” richiede anche si sappia intuire quando è arrivato il momento di cambiare insegnante. Nei suoi anni rivoluzionari il Pcc smise a un certo punto di seguire le direttive di Mosca, scegliendo un proprio cammino autonomo verso il potere. La sconfitta elettorale del Pap porterà il Pcc a ripensare la sua infondata fascinazione per il modello di Singapore?

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