La Thailandia al voto, il primo dopo 5 anni di dittatura militare. Fra speranze di un’apertura alla democrazia e disillusione di storie già vissute (12 i colpi di stato riusciti e una ventina le costituzioni ideate negli ultimi decenni), il paese torna a dire la sua. Tutto questo avviene in un contesto che da anni vede la popolazione divisa tra chi sostiene i generali al potere e chi vorrebbe invece un cambiamento.
51 milioni di thailandesi al voto e tra loro ci sono anche 7 milioni di giovani tra i 18 e i 25 anni che non sono mai andati alle urne.
A dettare le regole di queste elezioni legislative, la giunta militare già artefice del colpo di stato del 2014. Sono infatti state prese diverse precauzioni per evitare la perdita del controllo del paese; tra queste è stata anche apportata una modifica alla Costituzione che assicura 250 seggi in Senato ai militari.
Per molti osservatori si cambierà per in realtà non cambiare, con il binomio esercito-monarchia, geloso dei propri poteri, a farla da padrone.
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Head of Program
Giuseppe Gabusi is Head of T.wai’s Indo-Pacific Program and an Associate Professor of International Political Economy and Political Economy of East Asia at the University of Turin.
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