La guerra civile in Myanmar: impatto e prospettive

Osservatorio di Politica Internazionale

Nell’arco di un decennio, la politica birmana è stata interessata da cambiamenti profondi e radicali, prima in senso positivo, poi negativo. Il Paese, che è stato un regime militare dal 1962, ha potuto godere di una fase di liberalizzazione politica e sociale avviatasi sottotraccia nei tardi anni 2000, e visibilmente culminata negli anni ’10 con l’introduzione della competizione elettorale, la vittoria delle forze politiche di opposizione, e l’installazione di un governo guidato dalla National League for Democracy (NLD) e dalla sua leader, Aung San Suu Kyi. I tangibili progressi sulla strada di una maggiore apertura politica e sociale, tuttavia, hanno subito una brusca battuta di arresto il 1° febbraio 2021, quando un golpe militare ha restaurato il vecchio modello di governo, ponendo il comandante in campo del Tatmadaw (le forze armate birmane), Min Aung Hlaing, al vertice del Paese. È seguita una fase di dura repressione e di violenze diffuse, nonché di inasprimento della guerra civile, che ha già generato (al momento in cui viene steso questo testo, aprile 2025) più di 20.000 prigionieri politici, circa 75.000 morti e più di tre milioni di sfollati.

L’Approfondimento “La guerra civile in Myanmar: impatto e prospettive”, ad opera di Stefano Ruzza (Università di Torino) e a cura di T.wai, è disponibile sul sito dell’Osservatorio di Politica Internazionale del Parlamento Italiano.

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