“Sono tre le motivazioni che spingono la Cina ad assumere il ruolo di mediatore in Medio Oriente. La prima è la necessità di preservare la stabilità regionale e proteggere gli investimenti. In secondo luogo, la Cina utilizza la mediazione come strumento di costruzione del prestigio e dell’immagine di grande potenza responsabile. Infine, la Cina vede la mediazione come veicolo per promuovere un ordine internazionale alternativo, basato sui princìpi di non coercizione, sovranità e partecipazione su base volontaria.”
Giorgia Facchini descrive su Formiche l’analisi di Jesse Marks (Rihla Research and Advisory) nei seminari ChinaMed realizzati in collaborazione con l’Università di Napoli L’Orientale.
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