[IT] “La gente alla radio parla costantemente di diritti delle donne, ma la verità è che le donne possono far valere i propri diritti solamente se hanno anche una voce a livello socioeconomico. Se non hanno fonti di reddito, come possono distinguersi, come possono sentirsi forti? Loro sono tipicamente più povere degli uomini. È molto importante quindi che noi difensori dei diritti umani lavoriamo duramente per dare potere a queste donne socialmente ed economicamente, dotandole di competenze che possano aiutarle a difendersi da sole. In una situazione in cui riescono a malapena a sopravvivere, dare loro competenze e formazione può renderle meno vulnerabili. Le donne che non hanno potere economico, non hanno via di fuga”.
[IT] Durante i 53 anni di conflitto civile in Colombia, almeno 32.092 persone sono state vittime di violenza contro la propria integrità fisica e sessuale, di cui 29.035 donne e bambine. Nonostante la richiesta da parte delle organizzazioni di rappresentanza delle donne di aprire un macro caso sulla violenza di genere durante il conflitto armato presso la Jurisdicción Especial para la Paz (JEP) – il Tribunale speciale per la pace – come avvenuto per la violenza contro minori, questo non è stato fatto per mancanza di sufficienti elementi giudiziali. E sebbene nel 2016 il governo della Colombia abbia firmato un accordo con il gruppo guerrigliero FARC-EP, non si può ancora parlare di un paese in pace.
[IT] Se chiedete ad una ragazza etiope per quale motivo vuole emigrare e lavorare in Medio Oriente, la risposta più comune è: “per migliorare la mia vita e quella dei miei famigliari”. Con una popolazione di quasi 120 milioni di persone, il 40% delle quali ha meno di 35 anni, l’Etiopia è la seconda nazione più popolosa del continente africano. Il locale Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali stima che nel 2019 fossero circa 11 milioni i giovani in cerca di lavoro. Un numero che continuerà a crescere nei prossimi anni con l’aumento della popolazione e dei tassi di iscrizione scolastica.
[IT] Gli schemi di violenza sessuale perpetrata nei contesti di detenzione in Siria da parte dell’apparato di sicurezza governativo, o di altri gruppi armati, mostrano come le vittime di tale violenza sistematica siano tanto uomini quanto donne, cisgender e transgender, secondo criteri differenziati e affini. Nonostante l’attenzione internazionale di ricerca e di policy sulla violenza sessuale nei contesti di conflitto abbia attestato la rilevanza del genere nelle pratiche violente prima classificate sotto la voce più comprensiva di “tortura”, alcune analisi tendono a circoscrivere la violenza sessuale in rappresentazioni rigide dei conflitti.
[IT] Il Kosovo, tra il 2012 e il 2019, ha rimpatriato 242 cittadini su un totale di 355 soggetti che hanno viaggiato verso la Siria e l’Iraq per unirsi allo Stato Islamico (ISIS). Proprio dal 2019 ha attivato in modo più regolare un processo di contrasto all’estremismo violento (countering violent extremism, CVE) che prevede un programma di de-radicalizzazione e reinserimento per le persone rimpatriate da aree di conflitto quali Siria e Iraq. In generale, le pratiche di CVE sono definite come un insieme di attività non coercitive e volontarie, attuate attraverso progetti sia governativi che della società civile, con l’obiettivo di scoraggiare ideologie estremiste nei soggetti coinvolti e a fornire loro opportunità di inclusione sociale.