Il tema del cambiamento è centrale negli studi sociologici dei processi economici. Del resto, la sociologia nasce come la scienza della modernizzazione, ossia la disciplina che indaga il grande processo di trasformazione storica che ha profondamente modificato i rapporti tra economia-società-istituzioni. La sociologia economica, nella sua dimensione macro, si afferma poi come l’ambito disciplinare che osserva il consolidamento e il cambiamento delle formazioni economiche che emergono storicamente.
Durante l’era del fordismo, che ha accompagnato le economie occidentali dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, l’attenzione era rivolta verso i cambiamenti graduali. L’economia dell’età dell’oro del fordismo, infatti, cresceva o ristagnava a ritmi prevedibili. Nello scenario attuale si è modificato l’umore di fondo: i cambiamenti sono sovente repentini e spiazzanti. Non stupisce quindi che susciti maggiore interesse lo studio per l’innovazione, intesa come un cambiamento di tipo brusco.
Ai fini del presente articolo è sufficiente definire l’innovazione in ambito economico come l’istituzionalizzazione di novità riguardo all’organizzazione della produzione, ai beni o servizi realizzati per soddisfare la domanda consolidata di beni standard, o di nuovi bisogni emergenti. In primo luogo, essa viene osservata in prospettiva bottom-up: le intuizioni e le scelte adattative di fronte al cambiamento degli scenari che vengono messe in atto da imprenditori e imprese operanti in settori più o meno avanzati da un punto di vista tecnologico. In secondo luogo, viene studiata con sguardo top-down, identificando le (re)azioni a livello istituzionale che generano opportunità per il cambiamento economico.
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