Cina 2020: implicazioni globali del nuovo ciclo di riforme e prospettive per il partenariato strategico con l’Italia

Osservatorio di Politica Internazionale del Parlamento italiano - Approfondimento n. 112 (Novembre 2015)

Approfondimento del Torino World Affairs Institute (T.wai) per l’Osservatorio di Politica Internazionale del Parlamento italiano in vista della visita ufficiale del Presidente del Senato, Pietro Grasso, in Cina.

Pubblicato sul sito del Parlamento italiano l’approfondimento n. 112 – novembre 2015 dal titolo “Cina 2020: implicazioni globali del nuovo ciclo di riforme e prospettive per il partenariato strategico con l’Italia” a cura di Giovanni Andornino (Vice Presidente di T.wai) con il contributo di: Daniele Brigadoi Cologna, Daniele Brombal, Simone Dossi, Enrico Fardella, Giuseppe Gabusi, Michele Geraci, Andrea Ghiselli, Martina Poletti, Giorgio Prodi, Flora Sapio.

EXECUTIVE SUMMARY

Nell’arco di appena quarant’anni la Repubblica Popolare Cinese ha saputo abbandonare il radicalismo autarchico di epoca maoista per emergere come seconda economia al mondo, forza trainante per la crescita economica globale, caso emblematico di successo in fatto di sviluppo umano e infrastrutturale, e attore credibile nella governance dell’ordine internazionale. Il governo del paese è tuttora retto dal Partito Comunista Cinese, che legittima il proprio perdurante monopolio politico in ragione della straordinaria performance economica cui ha condotto il paese, ma anche mediante l’attiva sollecitazione di un diffuso patriottismo presso la società cinese. Ufficialmente aperto alla rappresentanza delle forze produttive più avanzate, inclusi i rappresentanti del vigoroso capitalismo privato e di Stato, il Partito-Stato cinese è guidato da Xi Jinping, primus inter inferiores in un ordinamento di matrice leninista che punta a realizzare una “società moderatamente prospera” entro il 2020 e a restituire piena autorevolezza alla Cina nel sistema internazionale. A tal fine la dirigenza di Pechino ritiene strategico impiegare la finestra di opportunità rappresentata dall’attuale contingenza politica ed economica internazionale per irrobustire l’economia cinese, in particolare stimolando la competitività delle imprese nazionali a livello globale.

Riforme molto ambiziose sono state varate nell’ultimo triennio in questa logica, nella consapevolezza che il sistema economico e finanziario cinese presenta numerosi elementi di fragilità, a partire dalle inefficienze e distorsioni generate dalla commistione di interessi che coinvolge operatori economici, funzionari del Partito, organi dello Stato e le rispettive reti clientelari. La costruzione di un moderno stato di diritto, indicata come strumento per rendere l’amministrazione pubblica meno permeabile a fenomeni di corruzione è tuttavia contraddetta dal principio di insindacabilità dell’azione politica del Partito.

Il percorso delle riforme è delineato nel 13° Piano quinquennale (2016-2020) il cui varo è atteso nella primavera 2016: all’assestamento della crescita annua del PIL intorno al 6,5% si prevede si accompagnino politiche volte a promuovere la sostenibilità dello sviluppo economico in campo ambientale e sociale. Sul fronte politico-istituzionale, eventuali innovazioni potranno scaturire dagli equilibri che emergeranno all’indomani del XIX Congresso del Partito, previsto nel 2017, quando una porzione molto consistente della suprema leadership del paese sarà tenuta ad abbandonare la carica per raggiunti limiti d’età. Al momento, la straordinaria concentrazione di potere nella figura di Xi Jinping, unita a una decisa stretta in fatto di libertà di associazione e di pubblico dibattito – soprattutto nella sfera culturale e accademica – non consente di prevedere scenari di apertura.

Sul versante dei rapporti bilaterali, il biennio 2014-2015 è stato caratterizzato da un inedito dinamismo: sebbene permanga un sensibile squilibrio commerciale, si è assistito a un repentino e rilevante incremento degli investimenti – diretti e di portafoglio – da parte della Cina in Italia, per un valore complessivo che ha superato i 14 miliardi di euro. Unita a una maggiore assiduità delle visite istituzionali e all’auspicabile incremento degli investimenti nella formazione di capitale umano specializzato nella conoscenza dei rispettivi paesi, la crescente sinergia tra Cina e Italia in ambito economico e finanziario potrà beneficiare di una riduzione dell’ancora diffusa diffidenza presso l’opinione pubblica italiana.

 

Scarica gratuitamente l’ Osservatorio di Politica Internazionale n. 112 (Novembre 2015).

 

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