[Yìdàlì 意大利] Dai licei cinesi alle università italiane

Il gaokao – il temutissimo esame di ammissione all’università che condiziona il futuro di ogni liceale cinese – si è appena concluso, ma quest’anno c’è una novità che riguarda da vicino l’Italia: dal 2012 gli studenti che hanno conseguito almeno 380 punti potranno presentare domanda di ammissione presso il Politecnico di Milano, l’Università di Firenze e altri atenei italiani. “Stiamo cercando di incrementare il numero di neodiplomati cinesi che visitano l’Italia – ha spiegato il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, in visita a Pechino – e di estendere gli scambi non solo ai tradizionali settori tecnologici, ma anche alle scienze umane, all’architettura, alla conservazione dei beni culturali”.

I canali di accesso alle università attraverso i programmi Marco Polo e Turandot si sono rivelati fondamentali per attirare flussi di studenti dalla Cina. Secondo statistiche pubblicate lo scorso febbraio della Farnesina, sono 2.489 gli studenti cinesi che hanno fatto domanda di iscrizione per il prossimo anno accademico, un aumento del 46% rispetto all’anno precedente. A guidare la classifica degli atenei italiani preferiti dagli studenti cinesi c’è l’Università di Bologna, seguita da Politecnico di Milano, Università di Firenze, Università Milano Bicocca e Politecnico di Torino.

Che cosa spinge gli studenti cinesi a preferire l’Italia ad altre nazioni europee? Le ragioni sono sia accademiche che economiche. “Aumentano le famiglie cinesi che possono permettersi di mantenere l’istruzione dei figli all’estero – spiega in un’intervista al quotidiano West China Metropolis Daily, il professor Guo, responsabile dei viaggi studio in Italia presso l’Università del Sichuan – e l’Italia sta diventando una meta sempre più gettonata. In Italia le rette universitarie sono più basse e sono previste maggiori agevolazioni e borse di studio per gli stranieri”.

“I vertici dell’istruzione cinese ritengono che il 50% degli studenti debba affrontare un periodo di formazione all’estero – ha spiegato il ministro Profumo – e mi sembra che apprezzino il sistema europeo, che non è più una seconda scelta rispetto agli Stati Uniti. In Europa è possibile effettuare tirocini direttamente nelle aziende più agevolmente di quanto non accada negli Usa”.

Ma la visita di Francesco Profumo non aveva solo l’obiettivo di incrementare il numero degli studenti universitari. Il ministro dell’Istruzione italiano ha incontrato il ministro della Scienza e della Tecnologia Wang Gang e i rettori dei principali atenei di Pechino, Shanghai e Luoyang. Nel corso del viaggio il Cnr ha stretto un accordo con l’Accademia delle scienze cinese in settori che spaziano dalla biomedicina alla conservazione del patrimonio culturale, fino alle macchine elettriche e allo sviluppo di materiali leggeri. Presente anche l’Enea, che ha siglato un memorandum di cooperazione con il ministero della Scienza e della Tecnologia per lo scambio di tecnologie tra imprese cinesi e italiane sul fronte delle energie rinnovabili.

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