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La nuova legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong: il diritto che schiaccia la politica

[IT] L’epoca in cui la Cina era la ‘fabbrica del mondo’ e Hong Kong il suo porto aperto è, con ogni evidenza, ormai conclusa. Lo dimostra anche l’ultimo Plenum del XIX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), in cui, oltre a riconfermare il ruolo egemone di Xi Jinping, si è insistito come mai prima sul tema dell’autonomia dello sviluppo cinese, dando la priorità ai consumi interni, a un avanzamento tecnologico indipendente e alla sovranità energetica. In questo nuovo quadro, il polo logistico-finanziario di Hong Kong è divenuto accessorio, se non persino pericoloso agli occhi di Pechino, visti i ferri corti fra Cina e Stati Uniti.

Il regime di Lukashenko tra incognite e repressione politica

[IT] In una Bielorussia profondamente lacerata dalla situazione economica, sanitaria e sociale, le elezioni presidenziali del 9 agosto 2020 hanno riconfermato l’incumbent Lukashenko, “l’ultimo dittatore d’Europa” con oltre l’80% dei voti. La campagna elettorale è stata costellata da una serie di misure restrittive e repressive senza precedenti e, a quasi quattro mesi dai risultati elettorali, le azioni di protesta nelle strade e nelle piazze bielorusse continuano a suscitare la preoccupazione dell’Unione europea e della Russia di Putin, seppur con motivazioni diverse.

Dove osano le aquile. Ascesa e declino della promozione americana della democrazia nel post-Guerra fredda

[IT] L’idea che l’ordine internazionale a guida americana sia in crisi per via di una redistribuzione del potere favorevole ad alcune potenze revisioniste appare sempre più consolidata. È alla luce di questa transizione di potere che nel 2017 l’Amministrazione Trump ha pubblicato una National Security Strategy in cui prometteva di preservare la pace – si legga, l’ordine internazionale – attraverso la riaffermazione della “forza” americana.

Il Giappone e il Sud-Est asiatico nella Seconda guerra mondiale

[IT] Durante la Seconda guerra mondiale, il Giappone tentò di giustificare la sua politica aggressiva presentandola come finalizzata alla liberazione dei popoli asiatici dal giogo coloniale e dall’imperialismo “euro-americano”. Secondo la propaganda, sotto la guida nipponica sarebbe iniziata la costruzione di una comunità regionale fondata su uno spirito di fratellanza e sostegno reciproco. Questo progetto divenne noto come “Sfera di coprosperità della Grande Asia Orientale”, secondo l’espressione lanciata dal Ministro degli Esteri Matsuoka Yosuke nell’agosto 1940. Si trattava di un’elaborazione, in chiave più ambiziosa, di un obiettivo geopolitico dichiarato due anni prima dal Governo di Tokyo per dare legittimità alla guerra contro la Repubblica cinese. In quella forma iniziale, la prospettiva era ancora limitata alla cooperazione politica ed economica tra Giappone, Cina e Stato fantoccio della Manciuria; quest’ultimo era stato creato dall’Esercito imperiale nel 1932, dopo aver occupato il Nord-Est cinese.

[LA RECENSIONE] L’arte di non essere governati. Una storia anarchica degli altopiani del Sud-Est asiatico

[IT] A volte leggere la storia del mondo attraverso le lenti dello Stato nazionale – un modello che l’Europa ha esportato in tutti i continenti – non aiuta a comprendere la complessa realtà dei fenomeni politici, economici e sociali. Si prenda il caso dell’Asia Sud-orientale: un’intera area collinare e montuosa che insiste attorno ai porosi confini dell’India Nord-orientale, del Myanmar, della Cina, del Viet Nam, del Laos e della Thailandia, presenta dinamiche molto simili, anche se ufficialmente divisa tra più Stati-nazione.

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